GENOVA -"Quindici anni fa, o forse dodici, lì c'era un mezzo boschetto, poi ci hanno costruito il parcheggio di via Cabrini, un parcheggio di sei o sette posti auto...".
Non accusa nessuno Roberto De Micheli (nella foto), ma non può dimenticare la storia di quel muraglione crollato addosso al suo palazzo, il civico 34, ed altri due edifici di via Acquarone.
"Come condominio provammo a ribellarci, a fermare quel parcheggio sopra le nostre case, ma ci venne detto che non c'erano rischi, la ditta costruttrice era a norma e aveva tutte le autorizzazioni e così nacque il parcheggio...". Posteggi fra l'altro che venivano venduti a prezzi da capogiro, così dicono alcuni condomini. "Quel muro risale al 1920, e quell'epoca sopra non c'era nessun palazzo" aggiunge De Micheli.
Non accusa nessuno il cittadino, e lo ribadisce nella sua intervista a Primocanale, ma le sue parole sono importanti e raccontano la storia dell'ennesima cementificazione di una parte della città che a dispetto della collocazione in un quartiere bene e prestigioso come Castelletto, affacciato sul mare e sul porto, appare assai maltrattato, con casermoni addossati uno sopra l'altro, strade e curve che si infilano ovunque, posteggi e parcheggi ricavati ovunque e comunque insufficienti, e così se ne sono costruiti altri. Non negli anni '60 o '70, ma dopo il Duemila, quasi ieri, dopo tante frane e alluvioni che non sono servite ad avvertire che bisogna invertire rotta.
Le parole del cittadino potrebbero essere utili anche al magistrato di turno che aprirà un'indagine sulla frana di via Cabrini per capire chi ha deciso di togliere alberi e radici che saldavano il terreno al muraglione per sostituirli con una colata di cemento su cui posteggiare auto e moto, tre veicoli sono stati inghiottiti dalla frana che è stata anticipata da solo del suono mai così sinistro degli allarmi delle due vetture, poi solo un boato che ha fatto pensare a un terremoto agli abitanti dei tre civici sottostanti. La terra ha invaso sei giardini. In serata i tecnici dell'Incolumità Pubblica del comune hanno decretato che fossero sgomberati solo gli appartamenti dei pianterreno e del primo piano: quattro famiglie per palazzo, in tutto dodici, che hanno fatto le valige e trovato posto in seconde case, da amici e familiari.
In via Cabrini invece il parcheggio, inghiottito dalla frana, non c'è più, è sparito: il suo posto è stato come ripreso dalla terra, dove sino a pochi anni fa c'era un boschetto che inutilmente il signor De Micheli ha cercato di salvare, forse per dormire sonni più tranquilli o salvare la sua casa.
Dicevamo che i numeri delle persone che sono state fatte uscire di casa dal Comune parlano di dodici famiglie: ma in realtà sono molti di più coloro che hanno preferito passare la notte da un'altra parte.
La conferma da una giovane coppia che vive al terzo piano: "Dormiremo fuori casa, così saremo più tranquilli perchè abbiamo ancora nella testa il ricordo del boato della frana".
Nonostante tutto proprio De Micheli, il "veggente" che ha provato a fermare la costruzione di quel parcheggio, riesce a trovare la voglia di scherzare: siccome ai tre palazzi danneggiati e minacciati dalla frana è stata interrotta l'erogazione del gas perchè la frana ha danneggiato alcune tubature, alla domanda cosa farà per cena visto che non potrà usare la cucina a gas, lui, allargando un sorriso, risponde con una battuta: "Mi mangerò il fegato...".