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Cronaca

Il pm aveva chiesto una pena di 24 e 10 mesi. Esclusa aggravante dei futili motivi.L'imputato dovrà pagare 70 mila euro di provvisionale
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di Michele Varì
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GENOVA - È stato condannato a 18 anni Filippo Giribaldi, il no vax di 42 anni che il 25 Aprile ha ucciso con un colpo di pistola in via Polleri, al Carmine, Manuel Di Palo, 37 anni, ex esponente di CasaPound.

La sentenza della corte di assise è stata pronunciata dopo mezzogiorno dal presidente Massimo Cusatti. Per l’omicidio all'imputato è stata inflitta una pena relativamente breve, di 13 anni e 4 mesi, ma a cui sono stati aggiunti 2 anni e 4 mesi per il porto abusivo di arma, 1 anno e 8 mesi per la ricettazione della pistola e 8 mesi per la detenzione di armi da fuoco. Fino a diventare 18 anni.

La richiesta del pm Eugenia Menichetti, che chiedeva  per Giribaldi l'aggravante dei futili motivi, era stata di 24 anni e 10 mesi. La lite fra i due, vittima e assassino, era scoppiata per una donna che entrambi, e anche una terza persona, frequentavano proprio in un appartamento del Carmine.

 

Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, Giribaldi aveva chiesto scusa e perdono: "Ho sparato un colpo e ho distrutto due vite, la mia e la sua. Il crack mi ha affondato. In quel periodo spendevo anche 300 euro alla settimana per farmi, e anche quel giorno avevo fatto uso di droghe”.

Durante un processo accusa e difesa si sono trovate praticamente d’accordo sul fatto che la causa della tragedia è droga. “Anime perse”, aveva detto l’avvocata Chiara Antola che insieme al collega Paolo Scovazzi difende Giribaldi.

In aula alla lettura della sentenza presenti amici dell'imputato e della vittima compresi la mamma della vittima e il papà di Giribaldi, Carlo. L'uomo ha raccontato che il figlio sino a dieci anni fa era un ragazzo sereno che aveva realizzato il suo sogno di lavorare in ambito marittimo, visto che è socio della Culmv, la compagnia unica del porto, poi è caduto nella tossicodipendenza, "e lo abbiamo perso" ha detto sottolineando come la famiglia ha provato in tutti i modi ad aiutare Filippo, "ma non c'è stato niente da fare".

Il genitore non sapeva che il figlio fosse in possesso di una pistola, "ho appreso cosa era accaduto a mezzanotte di quel maledetto 25 Aprile quando l'avvocato Scovazzi, un amico di famiglia ci ha avvertiti, ci è caduto il mondo addosso. Mio figlio è incensurato". Carlo Giribaldi alla notizia del verdetto ha solo detto, "le sentenze vanno rispettate".

 

L'avvocato Alessio Conti, che rappresenta la mamma della vittima, ammette che la  sentenza è "un altro duro colpo per la madre. Anche se non c'è nulla che può ripagare della morte di un figlio, un bravo ragazzo che non meritava di morire in questo modo"

Paolo Scovazzi e Chiara Antola, i due avvocati dell'imputato, ammettono di essere "moderatamente soddisfatti" della pena per il delitto, 13 anni e 4 mesi, ma ritengono eccessive le  condanne per i reati satelliti legati alla detenzione e la ricettazione pistola: "Pene così dure non vengono date neppure per delitti di alta criminalità, pene smodate, si vede che la giuria popolare ha ritenuto comunque il fatto brutto,  me lo aspettavo, non sappiamo ancora se  faremo appello perché in base a tecnicismi della legge Cartabia chi usufruisce del giudizio abbreviato se bon si fa appello si può ottenere un ulteriore sconto di pena".

 

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