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Cronaca

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di Redazione

GENOVA - Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alex Amirfeiz, l'architetto e imprenditore finito agli arresti domiciliari per il fallimento della società Aspera. Amirfeiz, difeso dagli avvocati Andrea Andrei e Giuseppe Sciacchitano, è comparso questa mattina davanti al gip Matteo Buffoni.

Per gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dalla sostituta Patrizia Petruzziello, Amirfeiz avrebbe spogliato la società con la complicità di altre otto persone, la maggior parte commercialisti, amministratori, sindaci e revisore contabile della Aspera. Il tracollo, arrivato a 18 milioni, sarebbe iniziato già nel 2014, quando ottenne il restauro di una parte del Colosseo. Secondo gli investigatori, Aspera group (di proprietà al 100% di Amirfeiz) "non era altro che uno schermo dietro cui si celava il dominus, il quale non poteva, evidentemente, distrarre risorse a proprio favore - si legge nell'ordinanza - con eccessiva disinvoltura, ma doveva servirsi, per realizzare la sua strategia senza destare troppi sospetti, di un meccanismo che gli consentisse di non comparire in prima persona.

Questo meccanismo è consistito, per l'appunto, nella creazione di una "cassaforte" sotto forma di ente collettivo, a favore della quale far confluire le risorse delle società che facevano parte del "perimetro", dietro le quali, attraverso partecipazioni incrociate, si nascondeva pur sempre Amirfeiz, beneficiario finale delle distrazioni operate".