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Cronaca

Il braccialetto anti - stalker è costituito da due dispositivi, uno al braccio o alla caviglia dello stalker (o della persona a cui è intestato un divieto di avvicinamento per violenze e maltrattamenti), l'altro in possesso della vittima
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di Aurora Bottino

GENOVA - "Se i due dispositivi entrano in contatto o anzi, si avvicinano più del dovuto, scatta l'allarme nella nostra sala operativa". Lo spiega a Primocanale il primo dirigente Maria Teresa Canessa, responsabile dell'Ufficio prevenzione generale della questura. 

Continuano i femminicidi, con il numero di vittime che continua a salire. A poco sembrano servire le strette arrivate dal Consiglio dei ministri, che ha approvato un disegno di legge con un 'pacchetto' di misure più severe a inizio giugno. Il filo conduttore, ha spiegato la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella, è la prevenzione 'per interrompere il ciclo della violenza' e per 'agire tempestivamente'.

Nel nuovo testo contro i femminicidi, si conferma l’intensificazione dell'uso del braccialetto elettronico per coloro che si trovano agli arresti domiciliari. Attualmente, l'applicazione della misura è a discrezione del giudice, previo il consenso dell’indagato. Con la nuova normativa, l'applicazione diventa automatica, a meno che il giudice non lo ritenga necessario.

Il braccialetto di cui si parla, quello anti – stalker, è costituito da due dispositivi, uno al braccio o alla caviglia dello stalker (o della persona a cui è intestato un divieto di avvicinamento per violenze e maltrattamenti), l'altro in possesso della vittima che, in questo modo, ha la possibilità di essere avvertita dal device, qualora il molestatore superi alcuni limiti spaziali decisi dal giudice.

All'interno della sala operativa della Polizia di Stato nella questura di via Armando Diaz a Genova, viene spiegato come funziona nella pratica di tutti i giorni: "Si tratta di una misura che riguarda soprattutto le persone offese, vittime di violenze di genere e che consente a noi della sala operativa di tenere monitorate quelle situazioni a rischio", racconta Canessa.

"Possiamo monitorare e verificare che il destinatario di questa misura posta a tutela della persona offesa non si avvicini alla stessa e stia sempre alla distanza di sicurezza prescritta dall'autorità giudiziaria - spiega la responsabile dell'Ufficio prevenzione generale della questura -. Qualora venga violata questa distanza la sala operativa è in grado di verificarlo e di inviare prontamente una volante della Polizia di Stato per verificare la situazione".

Non tutti gli allarmi si rivelano poi una situazione di pericolo: a volte può succedere che la vittima si avvicini allo stalker inconsapevolmente. "Può chiaramente succedere che scatti l'allarme: noi verifichiamo la situazione e interveniamo quando ce n'è bisogno".