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Cronaca

Ascoltando almeno 5 testi degli imputati ad ogni udienza si rischia di impiegare sei mesi. La prima settimana sarà una sorta di test, poi giudici e avvocati potrebbero stralciare molti nomi
2 minuti e 49 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA -Riprende stamane alle dieci con un grosso punto interrogativo sul numero dei testi delle difese dei 58 imputati il processo sulla tragedia di ponte Morandi: dopo due settimane di stop necessari anche per elaborare quanto riferito dalla dozzina di imputati che hanno accettato il confronto in aula, il dibattimento ricomincia sotto la tensostruttura di palazzo di giustizia con gli esami dei testimoni delle persone sul banco degli imputati.

In linea teorica sono 360 le persone che potrebbero essere convocate in aula dagli avvocati difensori, considerato che il collegio giudicante auspica di ascoltare dai 5 ai 7 testi al giorno, fatti due calcoli, con tre udienze settimanali, equivale a dire che significherebbe che per ascoltarli tutti testi potrebbero servire dai cinque ai sei mesi, troppi. Trapela anche che il presidente del collegio dei giudici Paolo Lepri (nella foto) si stia impegnando in tutti i modi per non arrivare allo scontro preferendo invece dialogare e giungere a equilibrati compromessi con gli avvocati delle difese.

La prima settimana sarà importante per verificare l'esito di questo atteggiamento di tolleranza, in caso contrario il risoluto presidente del collegio giudicante potrebbe intervenire, come è in suo potere, con robuste sforbiciate per assottigliare il numero dei testi.

Nelle ultime udienze alcuni avvocati degli imputati, rispondendo alle illazioni che alcuni difensori avrebbero fatto melina per fare passare il tempo, hanno sottolineato che se avessero voluto avrebbero avuto molte occasioni per farlo, prime fra tutti quando alcuni difensori sono risultati positivi al covid o con l'influenza, o anche quando hanno avuto - e capita tutti i giorni - udienze di altri processi fissate in contemporanea con quelle del Morandi, "è stato chiesto il rinvio di una sola udienza, che possiamo definire eccezionale", per il resto nessun avvocato degli imputati ha mai remato contro in fatto di tempi del processo.

Una delle fisiologiche incognite sull'ascolto dei testi dei difensori degli imputati è legato alle procedure di convocazione: la procura ha potuto contare sui militari della guardia di finanza che con tecnologie e militari sparsi in tutta Italia è riuscita a rintracciare in tempi brevi i testi, la stessa agilità ed efficienza appare impossibile per gli studi legali degli avvocati che con le sole lettere raccomandate avranno molti più intoppi a fornire ai giudici dei calendari attendibili dei sette testi da ascoltare nelle tre udienze di ogni settimana.

In caso di forfait di un teste, anche solo per un'influenza, difficilmente si potrà scovare una riserva pronto a sostituirlo per ottimizzare i tempi. Allo stesso modo, visto che per buona parte si tratta di testimoni che arrivano da fuori Genova, non si può pretendere di avere una rosa di testi in panchina pronti a subentrare in caso di rinunce dell'ultimo minuto. Insomma il processo Morandi, per via dei numeri degli imputati, 58, non è destinato ad avere ritmi veloci. Occorre munirsi di pazienza per permettere a tutte le parti in causa, difese, accusa, parti civili e giudici, di disputare la propria partita nel pieno rispetto delle regole.

Nell'udienza di oggi si parlerà di monitoraggio e sorveglianza di Ponte Morandi, e visto che si tratta della prima settimana per così dire sperimentale sono solo cinque i testi convocati chiamati dagli imputati Paolo Nebbia (responsabile ufficio funzione centrale e servizi esercizio Spea) e Massimo Meliani (dirigente genovese responsabile ufficio opere d’arte direzione 1°, 2°, 3° e 9° tronco Aspi), il primo ha chiesto di ascoltare Boschi, Mennella, Campedelli e Vecchi; l'avvocato di Nebbia invece ha convocato Di Palma dell'ufficio acquisti di Autostrade.

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