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Cronaca

Per la prima volta dalla "sua" Chiavari parla Angelo Sanna, prima condannato e poi riabilitato dai giudici: "Brutto sentirsi accusare dal prefetto, ho resistito grazie a moglie e figli, nel 2017 feci il possibile..."
8 minuti e 37 secondi di lettura
di Michele Varì

CHIAVARI - "I momenti più difficili sono stati quando ho scoperto che il prefetto di Torino tentava di addossare a me le sue responsabilità e quando mentre facevo spontanee dichiarazioni davanti al giudice mi sono sentito chiedere se ne avevo ancora per molto..."

 E' durata sei lunghissimi anni l'odissea di Angelo Sanna, ex dirigente della polizia di stato a Genova e a Sanremo e allora, nel 2017, neo questore di Torino, finito fra gli indagati per la tragedia di piazza San Carlo, avvenuta il 3 giugno nel cuore della città in occasione della proiezione sul maxischermo della finale di Champions League fra Juventus e Real Madrid disputata a Cardiff.

LA TRAGEDIA

Una festa che si è trasformata in una sciagura in cui persero la vita due persone e se ne ferirono altre 1600. Una tragedia provocata da una gang di rapinatori che seminò il panico spruzzando fra la gente spray al peperoncino per fuggire.

Quella folle sera ha interrotto non solo la carriera ma anche la vita di Sanna, poi condannato a un anno e mezzo, per non avere organizzato in modo adeguato il servizio di ordine pubblico, da sempre il compito più delicato per un dirigente di polizia.

Il dramma di Sanna, ora prefetto in pensione, si è concluso nel giugno scorso, con l'assoluzione, e solo da allora è tornare a vivere.

LA CONDANNA

 L'ex questore dopo la condanna in primo grado si era limitato a dire che rispettava la sentenza. Dopo l'assoluzione in appello, la sua rivincita, invece, non aveva mai parlato.
Lo ha fatto solo adesso, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, come a tentare di riaprire il libro della sua vita, a voltare pagina. E lo fa sul lungomare di Chiavari, la sua città d'adozione, dove vive con la moglie, Giannina Roatta, attuale questore di Mantova, una collega conosciuta alla fine degli anni '90 a Genova quando lui dirigeva l'Ufficio Stranieri, come allora veniva chiamato l'ufficio Immigrazione, e lei era funzionaria della Digos.

"Sono stati sei anni difficili perchè per un uomo che ha servito lo Stato per 47 anni, prima nel corpo di guardie di sicurezza poi nell'amministrazione della polizia di stato, vivere un'esperienza del genere è veramente struggente, la mia grande fortuna è stato avere una grande famiglia, una moglie fantastica, figli meravigliosi, tre nipotine stupende, e tanti mie collaboratori di una vita che mi sono stati vicini e mi hanno incoraggiato"

Alla domanda su quale sono stati i momento più duri Sanna risponde così: "Sei anni sono stati tutti difficili, probabilmente la fase subito successiva ai fatti è stata tutta difficile a prescindere perchè chi ricopre il ruolo di questore in una città importante come Torino, bella, delicata, avere una tragedia come quella è una grande sofferenza a prescindere. Poi davo quasi per scontato un'attività di indagine che andasse a scandagliare e approfondire quello che era stato il mio ruolo nella sicurezza, ed l'ho affrontato con serenità".

"Difficile è stato il momento del rinvio a giudizio - aggiunge - non me l'aspettavo perché ritenevo di avere fatto tutto quello che era mio dovere e obbligo fare con onestà e l'impegno che mi ha sempre contraddistinto".

L'INVITO DEL GIUDICE

"Altro momento duro - ribadisce Sanna - è stato quando nel processo di rito abbreviato durante la mia deposizione, le mie spontanee dichiarazioni, durate un tempo non breve, oltre due ore, il giudice che poi avrebbe deciso sulla mia condanna, a un certo punto mi ha interrotto chiedendomi se avevo ancora molto da parlare. Questo mi ha veramente ferito, non oso dare interpretazioni, però mi ha fatto molto male".

LE ACCUSE DEL PREFETTO

L'altro momento difficile - puntualizza meglio l'ex questore -, è stato quando ha letto il verbale d'interrogatorio sulle dichiarazioni del prefetto di Torino: "Lì è stato dura, perché era una deposizione che tentava di addossare a me le sue responsabilità, in particolare del mancato svolgimento della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Come se fossi io il responsabile della convocazione quell'importantissimo organismo della sicurezza che mette insieme tutti gli attori che partecipano alla buona riuscita dell'evento, anche se poi tutto questo è stato smentito dalla sentenza di assoluzione arrivata in appello dove il giudice ha fatto un'affermazione molto pesante nei confronti del prefetto".
Affermazioni che per Sanna sono stati come una liberazione e che per questo le ripete, leggendole: "A fronte della discutibile inerzia del prefetto, ha scritto il giudice, che non convocava il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non è da attribuire al questore di non avere promosso iniziative volte al coordinamento degli enti organizzatori, soprattutto per quanto in suo potere, la sua partecipazione, non doverosa, alle riunioni organizzative, aveva comunque tentato di promuovere quella sicurezza partecipata prevista dalla circolare Gabrielli".

IL GIORNALISTA

Un terzo momento che è stato di grande sofferenza per Sanna, "perchè ho sempre avuto un rapporto corretto e leale con la stampa", "è stato quando il giorno della sentenza di primo grado all'uscita dell'aula ho trovato tutto il mondo dell'informazione, torinese ma anche nazionale in cerca di dichiarazioni, che io ho evitato di fare, perchè da uomo di stato non mi sono mai permesso di giudicare una sentenza della magistratura, tantomeno avrei potuto giudicare una sentenza nei mie confronti. Quando mi sono allontanato con il mio avvocato mi sono trovato improvvisamente davanti un giornalista di una testata torinese nazionale che dopo essersi fatto riconoscere e avermi salutato mi ha espresso con un tono veramente poco simpatico la sua soddisfazione per la mia condanna, questo ci ha lasciato talmente perplessi, a me e al mio avvocato, che non abbiamo avuto parole, dopo mi sono permesso di scrivere una lettera molto garbata al suo direttore senza mai ottenere nessuna nessuna risposta".

2017 PSICOSI ATTENTATI


L'ex questore poi torna con la memoria ai giorni che hanno preceduto la tragedia del 3 giugno 2017 ricordando l'atmosfera delicata che si respirava in fatto ordine pubblico per gli attentati islamici avvenuti in più parti d'Europa: "Era il 2017 c'erano attentati degli islamisti radicali, come quelli a Manchester".

GENOVA E IL SINDACO PERICU

Il viso di Sanna si illumina quando ricorda il suo primo approccio con Genova e la Liguria, la terra dove ha incontrato la moglie e dove lui ha diretto l'Ufficio Stranieri: "Devo dire, e non lo dico perchè sono qui a Chiavari nella provincia di Genova, ma io ho un meraviglioso ricordo della mia esperienza genovese all'Ufficio Immigrazione, avevo 42 anni e mi sono innamorato della città e dell'Ufficio, con cui abbiamo vissuto l'esperienza della Sanatoria disposta dalla legge Turco Napolitano che provocò tante code e disagi in tutta Italia, ma a Genova non accade nulla, importante fu il dialogo con sindacati, le associazioni e un sindaco illuminato quale era Pericu (un primo cittadino deceduto nel giugno del 2022 ndr) , mi feci prestare dal Comune tre mediatori culturali che parlavano arabo, spagnolo e lingue dell'est, e quella fu l'arma vincente e non ringraziai mai abbastanza quel sindaco".

SANREMO E IL FESTIVAL

Nella memoria ancora nitido anche il ricordo di quando era dirigente del commissariato di Sanremo: "Anni difficili dove il Festival era la scusa per protestare, avemmo lì i rappresentati dell'antagonismo dopo il G8 di Genova che vollero entrare al Festival, ed entrarono anche lì grazie a un dialogo sincero, e nulla accade, la Rai capì, e poi sette omicidi tutti risolti, e poi la Liguria, il suo clima e la cucina, e poi ho trovato la moglie, perchè nel mio periodo genovese ho conosciuto la dottoressa Roatta, all'epoca alla Digos, ed è nata un'importante storia, io uscivo da esperienza, da un matrimonio fallito e ho ricostruito una vita".

NELLA POLIZIA DOPO IL '68

Il prefetto fa poi un balzo all'indietro, alla sua gioventù, e ricorda come, da liceale romano, negli anni caldi del '68, decise di diventare poliziotto: "Io sono figlio di poliziotto, spero che mi si possa capire, da studente mi sono sempre battuto, perché io ho vissuto il '68 da studente romano di uno dei licei scientifici più caldi, e dicevo sempre, "se vogliamo cambiare le cose, ci dobbiamo entrare dentro e cambiarle da dentro, da fuori con la violenza, con la molotov, non concludiamo niente, protestare va bene, ma non la violenza. Sono entrato e ho cercato di dare il mio contributo, e credo da esperto di ordine pubblico nella mia storia di ordine pubblico non c'è nessuna macchia".

DOPO PIAZZA SAN CARLO NULLA PIU' COME PRIMA

Sanna è consapevole che la tragedia di piazza San Carlo è servita a riscrivere le regole dell'ordine pubblico in Italia, anche se questo non può consolarlo per quando ha vissuto: "Credo che la vicenda ha aiutato a mettere mano a problematiche che non veniva affrontate perché quelle situazioni non si erano mai verificate, l'evento di Torino è stato unico, sfido chiunque e trovare un altro precedente, e speriamo che non succedano mai più, però è servito a chiarire anche grazie alla sentenza di assoluzione quali sono le competenze delle varie istituzioni che probabilmente nel processo di primo grado non erano chiare e adesso sono state ben chiarite sia dalla sentenza ma anche da numerosissime circolari del ministro dell'Interno, precedenti e attuali, e dai capi della polizia".

LA SINDACA APPENDINO

Il prefetto poi racconta il suo rapporto con la sindaca di Torino di allora Chiara Appendino, condannata per quella tragedia anche in secondo grado e che ha già annunciato il ricorso in Cassazione:

"Con la sindaca Appendino ho sempre avuto grande collaborazione, e anche grande vicinanza anche nei momenti di crisi dell'ordine pubblico per il fenomeno delicatissimo e spesso violento dei No tav della Valle di Susa

Non si sbilancia invece sul perché la sindaca è stata condannata anche in appello: "Non posso permettermi di giudicare, sta scritto nella sentenza che racconta delle competenze dell'organizzazione di un evento da parte dell'autorità comunale e degli organismi delegati dall'autorità"

Ma è vero che lei aveva chiesto l'utilizzo degli steward molto prima dell'evento in piazza San Carlo?

"Io avevo chiesto come previsto dalla circolare Gabrielli emanata immediatamente dopo l'attentato di Manchester la collaborazione di steward messi a disposizione dall'organizzazione che era in quel caso era Turismo Torino su delega del comune di Torino, disponibilità che non fu data giustificando la non disponibilità economica del Comune"

LA SERENITA' RITROVATA

L'ex questore conclude la lunga intervista ribadendo la sua grande soddisfazione per l'assoluzione che gli restituisce la serenità e la sua dignità: "Basti dire che gli amici che mi conoscono dicono tutti che con la sentenza di assoluzione ho ritrovato una serenità che si legge nel mio volto".

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