GENOVA - "Quando Massimo Leopizzi voleva i soldi i modi non erano di certo gentili". Lo ha detto in aula al processo per le presunte estorsioni al Genoa da parte degli ultrà, Roberto Anchini, direttore tecnico di 4Anyjob. La società, secondo l'accusa, avrebbe fatto false fatture per fare arrivare alla Sicurart, società riconducile al capo ultrà Leopizzi, i soldi estorti alla società quando era ancora di proprietà di Enrico Preziosi.
Per Anchini, però, le fatture sarebbero state emesse 'per servizi effettivamente resi'. Il testimone ha spiegato come avveniva il reclutamento degli steward da impiegare allo stadio e delle iniziali difficoltà a trovare gente che poi andasse a lavorare, visto che aveva provato a reclutarne tra studenti fuori sede. Fino all'arrivo di Sicurart che forniva "personale più adulto e che messo in campo non aveva paura di affrontare la massa di tifosi allo stadio". Il rapporto tra le due società era "completamente orale e fiduciario".
La sua testimonianza è stata più volte reticente tanto che il pubblico ministero Giancarlo Vona, insieme alla collega Francesca Rombolà, ha ricordato alt teste di essere sotto testimonianza e che rischiava di essere indagato. All'udienza avrebbero dovuto essere sentiti l'allora presidente del Genoa Enrico Preziosi e l'ex ad Alessandro Zarbano. Le loro testimonianze sono state rinviate a gennaio.