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Cronaca

Il pm Terrile in aula: allora si intervenne sulla pila 11 ma non sulla 9 e la 10
1 minuto e 37 secondi di lettura
di Miv
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GENOVA-La corrosione dei cavi d'acciaio delle pile del ponte Morandi è iniziata subito dopo l'inaugurazione, ma nonostante il passare degli anni nessuno ha provveduto a monitorare la struttura in modo adeguato. Nessun è intervenuto neppure nel '92 quando venne messa in sicurezza la pila 11 e il cui grado di ammaloramento doveva fare capire che lo stesso intervento era necessario anche sulle pile 9 e 10.

E' la sintesi di quanto detto dal pm titolare dell'indagine su Ponte Morandi Massimo Terrile illustrando i motivi per cui, insieme al suo collega Walter Cotugno, chiederà il rinvio a giudizio delle 59 persone indagate e delle due società ritenute responsabili, Aspi e Spea, la controllata titolare delle manutenzioni.

I pm sono intervenuti nella prima udienza del processo di ponte Morandi ripreso dopo un mese di stop deciso il 28 dicembre in attesa del parere della Corte di Cassazione sulla ricusazione del gup Paola Faggioni, richiesta rigettata dai giudici romani dopo essere già stata respinta dalla Corte di Appello di Genova. Terrile nell'udienza in corso nella tensostruttura installata nell'atrio del tribunale ha letto le pagine di un cospicuo memoriale in cui ha condensato la cronistoria di una tragedia annunciata.

Le parole delle conclusioni di Terrile, che è sembrato leggere la trama di un romanzo dell'orrore con un tragico quanto inevitabile finale, hanno inchiodato tutti sulle sedie nel silenzio irreale della tensostruttura e delle altre aule collegate con l'udienza: gli indagati, rappresentati dagli avvocati, e i pochi familiari delle vittime, come Emmanuel Diaz e Egle Possetti.

I pubblici ministeri hanno anche risposto alla contestazione da parte di alcuni legali sulle iscrizioni tardive nel registro degli indagati. Subito i magistrati avevano indagato 20 persone che avevano partecipato al primo incidente probatorio, quello che fotografava lo stato del viadotto al momento del crollo. Successivamente erano state indagate altre persone che non vi avevano preso parte.

"Non abbiamo fatto iscrizioni a caso. Non lanciamo volantini da un aereo. E le due società non hanno collaborato fornendoci gli organigrammi incompleti", hanno riferito i pm.

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