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Cronaca

Esame per i testimoni chiamati dal dirigente Spea Maurizio Ceneri e dichiarazioni spontanee della dirigente della stessa azienda Serena Alemanni. A marzo lo scontro dei tecnici delle parti sulle cause del crollo. Il verdetto forse fra un anno
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di Michele Varì

GENOVA - Dopo la pausa per le festività riprende oggi sotto la tensostruttura del tribunale di Genova il processo per il crollo di ponte Morandi del 14 agosto 2018 che vede alla sbarra 58 imputati ritenuti responsabili della morte di 43 persone e di numerosi altri reati.

Previsto l'esame di tre testi (Milanese, Del Bo e Bevilacqua) dell'imputato Maurizio Ceneri, responsabile ufficio collaudi e controlli di Spea, e le dichiarazioni spontanee di un altro imputato, Serena Alemanni, responsabile ufficio sorveglianza 1° tronco di Genova, anch'essa di Spea, l'azienda di ingegneria che aveva il compito di controllare Autostrade per l'Italia. Da notare che fra le ultime udienze di dicembre in aula aveva deposto il marito della Alemanni, Cesare Iacobucci, che per rimarcare che nessuno poteva prevedere il crollo aveva ribadito che transitava tutti i giorni in auto sul Morandi con il figlioletto.

Come anticipato nell'ultima udienza prima di Natale i giudici Lepri, Polidori e Baldini (nella foto) per procedere in modo rapido vorrebbero svolgere tre udienze a settimana. Obiettivo: concludere gli esami dei testi delle difese, circa 200 dopo lo stralcio di oltre 130 nomi da parte degli avvocati degli imputati, entro la fine di marzo, quando ci sarà il cuore del processo, ossia il confronto fra i tecnici di accusa e difesa per stabilire le cause della caduta del ponte.

Sul motivo del crollo l'avvocato del Comitato familiari vittime Morandi Raffaele Caruso ha ribadito la tesi dei pm dell'accusa Terrile, Cotugno e Airoldi e dei militari della guardia di finanza del primo gruppo Genova che hanno condotto le indagini: "Le cause  del crollo sarebbero la corrosione dei cavi dello strallo lato sud della pila 9 del ponte, corrosione ben nota alla società autostrade perché sulle pile gemelle, soprattutto sulla pila 11 che infatti era stata rifatta nel 1992 con la sostituzione dei cavi d'acciaio poi posti all'esterno della pila in modo da essere meglio monitorati".

Diversamente gli imputati, che nella fase istruttoria hanno parlato di vizi di costruzione del viadotto e persino, all'inizio, di un cedimento indotto dalla caduta sulla carreggiata di un pesante rotolo di acciaio da uno dei tir precipitati dal viadotto. I legali degli imputati per ora, come hanno confermato a Primocanale Marcello D'Ascia del foro di Napoli e il legale genovese Guido Colella, difensori di alcuni imputati di Autostrade per l'Italia, non si sbilanciano e danno appuntamento a marzo.

Il verdetto di quella che è una delle tragedie italiane più gravi avvenute nell'era moderna potrebbe essere emesso nei primi mesi del 2025.

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