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Cronaca

1 minuto e 55 secondi di lettura
di Alessandra Boero

GENOVA - "La verità è che è talmente brutto scaricare la colpa su una persona dopo che la sua morte è stata conseguenza di un tentativo di stupro". Bruno Rossi, padre di Martina Rossi, commenta dopo che Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi tramite i loro legali hanno chiesto una perizia al tribunale civile di Arezzo affermando che ci fu anche responsabilità di Martina nello scavalcare la ringhiera del balcone per sfuggire alla violenza sessuale e poi precipitare dal sesto piano, morendo, il 3 agosto 2011 in un hotel di Palma di Maiorca.

Martina era una studentessa genovese di 20 anni che all'epoca della tragedia si trovava in vacanza in Spagna insieme a dei suoi amici. 

"Loro sono stati condannati per la tentata violenza di gruppo, Martina per difendersi da loro ha preso un pugno della mascella - racconta Rossi -, ha cercato di scappare, poi si sono messi davanti alla porta in due, gli spazi erano limitati e piccoli e lei, che era una ragazza forte, ha cercato di scappare dall'altra parte del balcone. È inciampata ed è morta".

Per quanto riguarda il processo civile c'è per una richiesta di 1 milione di euro di risarcimento dei danni fatta dai familiari ai due condannati dopo che ad Albertoni e Vanneschi è stata inflitta in sede penale una condanna a 3 anni, che stanno scontando in carcere in regime di semilibertà. Ora nella causa civile i loro legali hanno chiesto al tribunale una perizia proprio per valutare se nella caduta dal terrazzo ci sia una parte di responsabilità, ovvero di errore, da parte di Martina Rossi, che aveva 20 anni, mentre scavalcava la balaustra della camera di Albertoni e Vanneschi per scappare dalla violenza sessuale.

"Tra l'altro erano caduti anche gli occhiali, perché Martina era salita con gli occhiali, si era tolta le lenti a contatto... ha appoggiato il piede ma non c'era nessun appoggio ed è volata di sotto" continua.

"La verità? L'hanno lasciata morire soffocata in una vasca dei pesci giù di sotto, senza portare solidarietà, senza aiutarla"

"Di conseguenza le contraddizioni sono talmente palesi e talmente evidenti che in tutta la sentenza della Cassazione, l'ultima, quella che ha determinato la fine della vicenda giudiziaria, ha prodotto comunque questo risultato. Non mi stupisco, queste parole sono solamente un tentativo di riduzione della spesa, del danno".