GENOVA -Saranno ancora i testi delle difese e una dichiarazione spontanea di un imputato a tenere banco in questa settimana di processo Morandi avviato dopo la tragedia del ponte del 14 agosto 2018 che ha provocato la morte di 43 persone.
Una sessione di udienze, quella che inizia oggi, che potrebbe rivelarsi corta, nel senso che potrebbe occupare due o non delle solite tre udienze settimanali previste.
Si inizia, salvo contrattempi, come sta succedendo spesso con i testi delle difese, con gli esami di Laura De Luca e Daniele Gobbo, convocati dall'imputato Lanfranco Bernardini, responsabile Ufficio progetti opere complementari e manutenzione di Spea Engineering, società del Gruppo Atlantia che aveva il compito di controllare Autostrade per l'Italia.
Dopo questi testi, probabilmente nel pomeriggio, in aula inizieranno le dichiarazioni spontanee di uno dei 58 imputati, Carlo Casini (nella foto), responsabile ufficio sorveglianza del 1° tronco di Genova di Spea. Prima di lui la settimana scorsa ha fatto dichiarazioni spontanee la genovese Serena Alemanni, dirigente della sorveglianza di Spea con ufficio a Genova dal 2915 al 2018.
Alemanni e Casini sono finiti nei guai perchè ritenuti dei meri esecutori delle volontà dei dirigenti Aspi, e soprattutto di Donferri Mitelli, che spesso li metteva nel suo mirino. Alemanni la settimana scorsa ha detto che "non c'è un giorno dal crollo che io non mi interroghi se a causa mia siano morte 43 persone. E con il massimo rispetto per le famiglie delle vittime posso dire che con le informazioni che avevo non avrei potuto operare diversamente". Aggiungendo ancora: "Io passavo ogni giorno sul ponte, ci passava la mia famiglia, e non ho mai detto né pensato che i miei familiari corressero un rischio ad attraversarlo. I controlli venivano fatti in base al manuale di Spea e non falsificavamo i report. Non bisognava ispezionare tutte le parti dell'opera e dentro i cassoni non si riusciva ad andare come sapevano bene sia Aspi che Spea".
In aula oggi non ci sarà invece l'esame di Walter Lupi, dirigente Mit convocato a loro difesa dagli imputato Salvatore Buonaccorso e Giuseppe Sisca, funzionari del Provveditorato opere pubbliche di Liguria e Piemonte e membri del comitato chiamato a valutare il progetto di ristrutturazione tiranti presentato da Autostrade.
L'esame di Lupi, è stato riferito la settimana scorsa, sarebbe stato rinviato ad altra data perché Buonaccorso non avrebbe potuto presenziare all'esame per motivi di salute.
LA TRANSAZIONE
La settimana scorsa è però stata contrassegnata dalla decisione di 193 soggetti di revocare la propria costituzione di parte civile nei confronti di dieci dei 58 imputati perchè è andata a buon fine la trattativa per ottenere quella che viene definita una "transazione parziaria". Una forma di risarcimento visto che alle parti civili sarebbero andati in tutto circa 3 milioni e mezzo di euro.
I dieci imputati che hanno voluto la transazione non a caso sono tutte sono figure di primo piano di Autostrade per l'Italia: Giovanni Castellucci, Paolo Berti, Matteo De Santis, Fulvio Di Taddeo, Michele Donferri Mitelli, Antonino Galatà, Mauro Malgarini, Massimo Meliani, Riccardo Mollo e Riccardo Rigacci. Come precisano ancora i legali delle parti civili coinvolte, nessuna delle transazioni portate a termine coinvolge i famigliari delle 43 vittime del Morandi che sono rimasti nel processo. A cominciare quindi dal Comitato che li rappresenta. Va poi precisato che le 193 persone restano parti civile nei confronti degli altri imputati. La transazionem inoltre, non è in alcun modo intesa dagli imputati partecipanti ad essa come una, anche implicita, ammissione di colpa, ma solo come atto di disponibilità nei confronti di un numero rilevante di individui, famiglie, piccole attività e associazioni sindacali.
Un accordo però criticato senza mezzi termini da altri legali, come l'avvocato di Assoutenti Luca Cesareo, che ha detto a Primocanale: "A mio avviso con questa transazione si certifica che al processo Morandi ci sono imputati di serie a e di serie b, i primi pagando possono permettersi degli accordi e ottenere degli sconti di pena, gli altri, gli imputati minori, invece pur avendo meno responsabilità nella tragedia, rischiano condanne peggiori".
Tutto da chiarire poi chi davvero ha tirato fuori i denaro che ha convinto le parti civili a farsi da parte, a pagare forse sono stati gli imputati, scelti - si dice - perchè oltre ad avere una situazione processionale più complicata, avevano anche degli stipendi super che fra l'altro rischiavano di vedersi bloccare come il resto dei loro beni. Ma hanno davvero pagato solo gli imputati e non Autostrade per l'Italia magari attraverso un accordo teso in qualche modo ad addolcire gli stessi imputati? Le ipotesi, dicono i maligni e tutte da dimostrare, sono molte.
TEMPI PROCESSO
Torniamo ai possibili tempi del processo: l'auspicio dei giudici Lepri, Baldini e Polidori (nella foto) e dei pm Terrile, Cotugno e Airoldi è che la fase degli esami dei testi delle difese - dopo la sforbiciata del loro numero resa possibile dalla disponibilità delle stesse difese degli imputati - possa concludersi entro la fine di marzo.
Dopo potrebbe iniziare il cuore del processo con lo scontro dei periti e dei consulenti delle parti sulle cause del crollo del Morandi. Si ipotizza che si potrà arrivare ad avere una prima sentenza fra un anno, entro la primavera del 2025.
PM TERRILE VA IN PENSIONE
A proposito di pm però il processo dei processi rischia di perdere per strada il regista dell'indagine, il sostituto procuratore Massimo Terrile, "lo sceriffo" più temuto dagli imputati che per i pm vestono il ruolo dei "cattivi". Terrile dovrebbe andare in pensione nel novembre di quest'anno al raggiungimento dei settant'anni.
A fine dell'anno scorso si era aperto uno spiraglio che sarebbe potuto rimanere in servizio per altri due anni grazie a un emendamento presentato nella legge finanziaria che offriva la possibilità di questo supplemento di lavoro ad alcune categorie come medici e magistrati, ma l'emendamento poi non è stato presentato, neppure nel Milleproroghe, e così il processo, salvo colpi di scena, potrebbe arrivare alla fine senza il numero 1 dell'accusa.
Lui, Terrile, che da mesi lavora in modo incessante nell'ombra dal suo ufficio al nono piano di palazzo di giustizia e in aula è tornato solo per "domare" l'imputato Donferri Mitelli, dice che la sua assenza non sarebbe un problema, "i mie colleghi hanno già dimostrato di sapere andare avanti e molto bene senza di me", avrebbe detto. Alcuni avvocati degli imputati però non hanno nascosto una leggera soddisfazione alla notizia che nelle ultime battute del processo non rischieranno di trovarsi davanti lo "sceriffo" Terrile, "un osso davvero duro" si è lasciato sfuggire uno dei legali.