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Cronaca

La segretaria nazionale del sindacato Costante: "Con queste norme non si sarebbe saputo niente del processo Morandi sino all'udienza preliminare" e aggiunge: "Oggi i giornalisti rischiano la povertà, solo il 30% ha contratti da dipendenti, gli altri sono colla
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di Michele Varì

GENOVA -"Se ci fosse stata la legge bavaglio per cui oggi siamo in piazza non avremmo potuto sapere nulla delle carte dell'inchiesta per anni, non avremmo potuto scrivere e dire nulla sino all'udienza preliminare".

Alessandra Costante, segretaria nazionale del sindacato giornalisti, fa un esempio che tutti i liguri possono capire per spiegare perché i giornalisti italiani sono scesi in piazza, a Genova con un presidio davanti alla prefettura, il palazzo simbolo del governo.

Al presidio hanno preso parte un centinaio di giornalisti dietro uno striscione: "No bavaglio", fra cui Matteo Dell'Antico, segretario dell'Associazione Ligure dei Giornalisti e Tommaso Fregatti, presidente del Gruppo Cronisti Liguri

"Vogliamo difendere la dignità della nostra professione, - ha ribadito Costante - questa norma "bavaglio" che l'Italia si sta apprestando ad approvare è la norma Balboni che vieta la pubblicazione per esteso e per estratto delle ordinanze cautelari sino alla fine del giudizio preliminare. E' una norma che ci mette al pari dei paesi europei in cui la libertà e il diritto di cronaca sono molto limitati, Polonia e Ungheria".

Costante ha poi ricordato che la professione del giornalista è già messa a dura prova, a cominciare dall'aspetto economico visto che ora, "e non pensavo potesse mai accadere, si possono coniugare insieme le parole povertà e giornalismo". La media degli stipendi dei nostri giornalisti che hanno un contratto di collaborazione coordinata e  continuativa è inferiore ai 10 mila euro - ha rincarato la segretaria nazionale dell'Associazione dei giornalisti -, se sono lavoratori autonomi è intorno ai 18 mila euro, poi ci sono i dipendenti che ormai però sono un 30% dei giornalisti in servizio".

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