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Cronaca

1 minuto e 54 secondi di lettura
di Au. B.

GENOVA - I sindacati sono sicuri dell'operato del poliziotto penitenziario che durante il pestaggio, per mano di un altro detenuto, di Alberto Scagni è entrato nella cella fermando la violenza. 

Il fascicolo aperto punta a fare luce non solo sull'aggressione ma anche se vi siano state omissioni da parte della polizia penitenziaria che avrebbero potuto evitarla. Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi, era stato poi trasferito a Sanremo dove ancora una volta è stato massacrato di botte dai suoi compagni di cella.

"In quell'occasione solo grazie al coraggio e la preparazione del Poliziotto Penitenziario in servizio, il detenuto italiano è stato sottratto dalla furia del detenuto rumeno e tirato fuori dalla cella, salvandogli così la vita. Precisato ciò, anche in questo caso riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura, nella procura e in tutti gli organi inquirenti, chiedendo che facciano al più presto piena luce sull'accaduto nella speranza che si dimostri ancora una volta la correttezza dell’operato della Polizia penitenziaria" Spiega Fabio Pagani, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

"Tutto questo, però, a prescindere da quella che sarà la verità delle indagini, dimostra ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e una persistente e strisciante emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica - continua Pagani -. Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati".

Intanto a Genova Marassi - apprendono i sindacati - che si sono concretizzate due evasioni da semilibertà di due detenuti, un tunisino classe 81 con fine pena Maggio 2024 con reati di lesioni, furto in abitazione e un altro detenuto del Marocco classe 85 fine pena a marzo 2024 con reato di tentata rapina.

"L'organizzazione carceraria è pessima - continua Pagani -, come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni, oltre 120 al mese quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria. Allora, chiediamo nuovamente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di aprire un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body-cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma che continua a essere sovraesposta e vessata dall’inefficacia del sistema".