GENOVA -"Vorrei incontrare e guardare negli occhi gli inquirenti che nel 1996 fecero tanti errori, per fortuna i nuovi titolari delle indagini sono persone più capaci e buone...".
A parlare da Milano, dove vive da sempre, è Daniela Cella (nella foto a sinistra nel giorno del suo matrimonio), sorella maggiore di quattro anni di Nada (a destra), la segretaria uccisa il 6 maggio del 1996 nell'ufficio del commercialista Marco Soracco dove lavorava, in via Marsala a Chiavari.
Uccisa da un da un assassino ancora senza nome, un cold case, uno dei gialli d'Italia, riaperto grazie alla criminologa Antonella Delfino Pesce che tre anni fa ha scoperto che i carabinieri allora avevano sequestrato dei bottoni in casa di una donna, Anna Lucia Cecere, indagata e poi sbrigativamente archiviata senza che il magistrato Filippo Gebbia (nella una foto dopo il sopralluogo nello studio di via Marsala in seguito all'aggressione) dicesse nulla ai poliziotti titolari delle indagini.
Quel particolare ha permesso di riaprire il caso e di indagare nuovamente Cecere e pure il commercialista Soracco e la madre Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento perché non avrebbero detto quanto sapevano dell'indagata.
Il gip Angela Nutini il 15 febbraio vaglierà i tanti presunti nuovi indizi raccolti e deciderà se andare a processo.
Un giorno che la mamma di Nada attende da 28 anni, come Daniela: "Spero che stavolta sia fatta giustizia perché la mia vita, come quella di mia madre, è stata distrutta dall'uccisione di Nada. L'assassino ha ucciso anche mio papà, stroncato da un infarto, morto di crepacuore tre anni dopo proprio davanti al cimitero dove riposa mia sorella".
Una vita, quella di Daniela, segnata anche dalla scomparsa prematura, dieci anni fa, del marito Corrado, ma riempita dall'amore di due figli ora grandi, Andrea, che ha 22 anni, ed Eleonora, che di anni ne ha 25 anni, uno in più di quanto aveva Nada e a lei, a detta di tutti, somiglia in modo impressionante non solo fisicamente: "Anche in alcuni modi di fare, ad esempio come muove le mani" dice Daniela, e non a caso Eleonora ha un rapporto molto bello e intimo con la nonna, Silvana Smaniotto, la mamma di Nada che in quella nipote rivede la figlia che un assassino le ha strappato in modo così terribile.
"Ho fiducia che stavolta si possa ottenere giustizia grazie al grande lavoro svolto dagli inquirenti capaci e dotati di grande umanità, non solo il pm Gabriella Dotto, penso all'ispettore Mino Paoletti della squadra mobile e all'ex capo della mobile Signoretti che mi hanno parlato sempre con grande attenzione". Daniela, che è assistita dall'avvocato Sabrina Franzone, non dice i nomi degli inquirenti del 1996 che vorrebbe guardare negli occhi, non nomina mai il magistrato Gebbia, ma precisa: "Ricordo come una brava persone e molto umana il dirigente della omicidi Gonan". Non svela invece, Daniela, se, come trapelato, lei e sua madre, se il processo permetterà di scoprire l'assassino di Nada, chiederanno poi un risarcimento allo Stato per i macroscopici errori commessi da dipendenti dello Stato che hanno impedito di accertare la verità del giallo.
Daniela torna periodicamente a Chiavari a trovare la mamma Silvana, "ogni volta passo davanti a via Marsala e ogni volta mi vengono i brividi. Non potrei più vivere lì, una città dove tanti sapevano e non hanno parlato su conto dell'omicidio di Nada, io non riuscirei mai a mentire su cose così importante. A Milano invece vivo bene perché ho intorno tante persone che mi vogliono bene".
Daniela dice di non avere mai visto Cecere e su Soracco e la madre invece si zittisce "preferisco non dire niente": "Non era un mistero che a Nada il commercialista non piacesse come persona". Daniela non ha paura dell'udienza del 15 febbraio, anzi sembra quasi impaziente che arrivi quel giorno, l'udienza, dove lei sarà presente per chiedere di essere accettata come parte civile con la madre Silvana, e forse anche i due figli, a cui è stato negato di avere una zia come Nada. "Eleonora la più grande, è nata tre anni dopo l'omicidio, ai ragazzi ho detto la verità in modo graduale, ora sanno tutto e anche loro voglio giustizia".