GENOVA - "Il lavoro del pubblico ministero è stato talmente completo e noi lo abbiamo semplicemente supportato...", a parlare all'uscita del tribunale è Sabrina Franzone, legale della famiglia di Nada Cella, che ha assistito all'udienza preliminare per assistere Silvana Smaniotto, Daniela Cella ed Eleonora, mamma, sorella maggiore e nipote di Nada, possibili parti civili nel processo sul delitto di Chiavari.
La legale sottolinea subito l'importanza della telefonata anonima ricevuta dalla mamma di Marco Soracco in cui una donna anonima dice di avere visto Cecere (indagata per l'omicidio ndr) allontanarsi con fare molto agitato davanti al palazzo dove è avvenuto il delitto il 6 maggio del 1996: "Obiettivamente quella telefonata che voi non avete ancora avuto la possibilità di sentire, ma vi assicuro che ha un contenuto molto importante, molto, molto più importante di quello che è emerso fino adesso. Dobbiamo trovare, identificare questa questa anonima che parla con la signora, la mamma di Saracco, e chiaramente le due donne si conoscono. Comunque tutti loro sanno di chi si tratta, sarebbe naturalmente fondamentale poter sentire quella donna. Lei dice di avere un'età di 24 anni, voleva evidentemente in qualche maniera rimanere anonima e devo dire che è stata brava perché c'è riuscita fino ad adesso".
Aggiunge l'avvocato: "Noi non lo sappiamo, non riusciamo a capire chi sia quella donna che ha telefonato. Ci sono tante piste, devo dire che quello che poi ha stupito, al di là del fatto che poi tutti dicono che questo processo sia una cosa un po' scenografica, mentre in realtà veramente ci sono tantissime persone che stanno cercando di dare una mano. E siccome sin dall'inizio il pubblico ministero non ha mai voluto trascurare nessuna pista, nessun indizio, quindi non è vero che si è puntato il faro solo sulla Cecere, si è puntato semplicemente il faro su tutta quell'indagine, su tutta quella vicenda, nel tentativo di ricostruire, di trovare insomma le carte".
"Un processo indiziario? Sì - risponde ancora ai giornalisti l'avvocato Franzone -, ma ci sono tanti processi che però hanno questa caratteristica. Se voi considerate ci sono processi e delitti che per definizione vedono soltanto vittima e carnefice e si fanno lo stesso. Cioè alcune cose sono sopravvalutate, ma considerate anche l'epoca, il 1996 e oggi. Oggi siamo veramente abituati alle telecamere che inquadrano l'assassino che rincorre e spara. L'abbiamo visto, quindi siamo abituati a questo. Siamo abituati a intercettazioni telefoniche e confessioni e all'epoca forse c'era anche la possibilità forse di ricostruire questa vicenda sotto una luce completamente diversa, utilizzando anche strumenti diversi. È quello che hanno cercato di fare oggi. Io dico che è un'indagine di 25 anni fatta oggi, ma con gli strumenti dell'epoca, quindi sconta un limite, è vero. Ma vedremo cosa deciderà il giudice...".
Spiega ancora l'avvocato Franzone: "La dottoressa Dotto (il magistrato titolare delle indagini ndr) ha ricostruito molto bene, non è facile, la sintesi di tutta questa roba è molto difficile, c'è tantissimo, ci sono veramente tantissimi elementi. Siamo consapevoli di una difficoltà nella ricostruzione, 1996, 25 o 26 anni dopo... Però insomma, noi siamo molto convinti".
Una struttura, quella dell'indagine, per la legale molto solida "e c'è ancora, forse c'è ancora qualcosa che possiamo scoprire se davvero qualcuno avrà forse la voglia e il coraggio - aggiunge Franzone con una sorta di appello a chi conosce il nome della donna che ha fatto la telefonata anonima - quello che è emerso dalle indagini è un ambiente veramente difficile. Chiavari si è chiusa molto, ci sono ambienti dove di questo tema non si può trattare e altri invece, in cui forse è stata data una mano".