GENOVA - "Ha capito di essere arrivato alla fine della corsa quando, salendo in piedi su un davanzale, al quinto piano, ha dovuto scegliere: fare un passo avanti o farne uno indietro".
A Michè è la volta della storia di Nicola, alcolista da quando era ragazzo, da quando ha capito che solo l'alcol gli dava la forza per riuscire a fronteggiare la vita, è quella di un uomo, e prima ancora di un bambino, di un ragazzo, che non ha mai avuto mezze misure e che non riusciva ad accettare nessuna sconfitta, neppure la frustrazione di non completare l'album di figurine, o che davanti a un pacchetto di caramelle invece di mangiarne una come tutti i bambini le divorava subito tutte
Una drammatica storia malata lunga 25 anni che però regala una speranza a tutti coloro che da soli non riescono a farcela o anche solo pensano di non farcela. Nicola che si svegliava pensando all'alcol e aveva il terrore di smettere di bere, giorno dopo giorno, con fatica, è emerso dal buco nero in cui era caduto, grazie ad Alcolisti Anonimi, per lui e per tanti altri come lui, molto di più di un'Associazione.
L'uomo racconta la sua storia a Miché senza esitazione: "Ho 48 anni e la mia storia parte da un paesino dell'entroterra Ligure, Sciarborasca sopra Cogoleto, dove a dodici anni sono entrato in contatto per la prima volta con la sostanza, non non sembrava nulla di che, ma già due anni dopo uscendo con i ragazzi più grandi mi sono mi sono accorto che qualcosa non andava...".
Aggiunge Nicola: "Mentre gli altri si bevevano una birra io ne bevevo due, subito non ci ho fatto caso, perché l'alcol mi dava mi dava quel quel calore, quella carica per fare delle cose che altrimenti non avrei fatto, tipo che quando ero ero un po' alticcio le ragazze più grandi mi prendevano in braccio, io buttavo le mani dappertutto perché gli ormoni sono quelli che sono a 14 anni e le ragazze ricevevano....".
La vita di Nicola cambia quando va in città, a Genova, nel quartiere popolare di Cornigliano: "Lì sono entrato in contatto con il bullismo, ragazzi che mi rubavano la merenda e la storia è andata avanti per un po' finché una mattina, non so perché avessi già bevuto, ma il ragazzo che voleva rubarmi la merenda si è preso una seggiola sulla schiena e non ha più rotto le scatole, e da lì quindi io ho cominciato ad associare all'alcol a un senso di di riuscita".
L'alcol ti dava la forza che non avevi?
"La forza che mi mancava quello ce la metteva l'alcol, ma non mi sono mai chiesto cosa mi chiedeva in cambio, cosa mi avrebbe chiesto in cambio e, come dice un nostro amico alcolista di Milano, l'alcol mi ha sequestrato la vita si è preso tutto, piano piano, e silenzioso, ma mi ha ridotto a essere un contenitore vuoto da riempire con alcool e basta".
Poi prosegue: "Io sono arrivato al punto che mattina, pomeriggio, sera e notte l'unico pensiero era recuperare alcool, non c'era più famiglia, non c'era più lavoro, non c'erano più amici, non c'era più niente. C'erano solo i disastri che l'alcol mi faceva commettere, risse, aggressioni, furti, rubavo di tutto, in prima in primo luogo l'alcol stesso, quando non avevo abbastanza soldi entravano in un supermercato aprivo una bottiglia e cominciavo a bere"
Come un tossicodipendente per procurarsi la droga?
"Esattamente, fortunatamente le dinamiche sono un po' meno pesanti, ma il principio è quello: esiste solo la sostanza che mi ha dato dipendenza".
Ma con una differenza: la droga è vietata mentre consumare alcol no, anzi te lo propongono in televisione con la pubblicità che ti arriva in casa.
"Sì ma l'associazione Alcolisti Anonimi mi ha permesso di capire che l'alcol è un problema per me e quindi sono io che non deve entrare in contatto con l'alcol. Per chi può permettersi di consumare in maniera morigerata ben venga anche la pubblicità, il vero problema è che la pubblicità degli alcolici spesso è rivolta alla popolazione giovanile. Forse è quello il vero problema, ma io questo lo posso dire solo a livello puramente personale"
Tu hai quasi 50 anni, quando eri ragazzo i giovani bevono di più o meno dei ragazzi di oggi?
"Non lo so se bevono di più o di meno però in associazione arrivano molto prima a quello che noi chiamiamo il proprio "fondo", cioè arrivano alcolisti molto più giovani di quando sono entrato io, che sono entrato negli alcolisti anonimi a 37 anni, ed ero uno dei più giovani. Adesso abbiamo abbiamo i ragazzi che ne hanno 24 o 25"
Ti viene in mente una storia di questi ragazzi che ti ha colpito?
"La storia è sempre la stessa, possono cambiare gli eventi, ma le emozioni, quel senso di inadeguatezza nei confronti della vita, quella rabbia repressa dentro perché non ci si riesce ad esprimere, quel desiderio, quel bisogno di amore che però non si accetta. Quella paura di non farcela e nello stesso tempi il terrore di farcela: io quando sono entrato sapevo che dovevo smettere di bere e avevo paura di non farcela, ma ero terrorizzato all'idea di vivere senza alcool, questo fa l'alcol".
Quanto hai impiegato a uscire dalla dipendenza?
"Ma io non sono uscito, per me non sarà mai finita perché l'alcolismo è una malattia, come dice il dottor Gianni Testino (il primario di Alcologia al policlinico San Martino di Genova ndr) l'alcolismo è una patologia mortale e progressiva, questo è anche la definizione dell'organizzazione Mondiale della sanità. Ma io il giorno dopo che sono entrato in Alcolisti Anonimi ho messo il tappo alla bottiglia, ora se Dio vuole il mese prossimo sono 11 anni che non bevo. Come si dice, non bisogna preoccuparsi del passato perché non lo possiamo cambiare, né del futuro perché non lo conosciamo, l'unica cosa che posso fare è non bere per oggi".
Tu non puoi toccare neanche un bicchiere di vino o di alcol?
"No, io posso fare quello che voglio, ma ho la consapevolezza che se dovessi mai bere qualcosa, probabilmente entro 10 giorni tornerei a bere non come ho cominciato a bere ma come ho smesso di bere, quindi tornerei esattamente come dopo 25 anni di alcolismo che quindi a bere tutti i giorni di continuo e a fare casini".
Qual è stato il momento in cui ti sei accorto che era il momento di non ritorno e non potevi andare oltre?
"Quando è morto mio padre per una miocardite a 59 anni, in 36 ore se n'è andato e io sul letto di morte gli ho promesso che non avrei mai più bevuto, la sera stessa mi sono ritrovato in un bar con degli amici a commemorare mio padre ubriacandomi. E quando un amico mi ha rimproverato di non avere rispettato la promessa gli ho risposto. "Sì, ma tanto mio padre è morto e quindi non se la può prendere", dopo un po' ripensando a quelle parole ho capito quello che avevo detto e il senso di colpa mi ha divorato per anni, per mia fortuna Alcolisti Anonimi mi ha permesso anche di superare questo senso di colpa perché sennò non so se ce l'avrei fatta, visto che i sensi di colpa sono la prima causa del bere di un alcolista".
Hai mai avuto voglia di farla finita perché eri in balia dell'alcol?
"Una mattina mi sono svegliato, come tutte le mattine, sono andato in bagno, mi sono visto allo specchio, che era l'unico che avevo in casa. E da allora non ho più voluto specchi in casa"
Per quanto tempo hai avuto paura di guardarti allo specchio?
"Per 25 anni non volevo guardarmi allo specchio"
Cosa vedevi in quello specchio che ti dava così fastidio?
"Vedevo il mio fallimento. Vedevo un disgraziato. Ci vedevo un angelo caduto e a volte ci vedevo un demone, ci vedevo tutto meno quello che era un povero alcolista che non sapeva dove sbattere la testa"
Adesso cosa vedi nello specchio?
"Adesso vedo una persona che ha la voglia, la gratitudine e la curiosità di vivere la vita che questa associazione mi ha regalato. Com'è la vita adesso, fantastica. Io ero sempre convinto sono sempre stato convinto che la vita fosse un problema da risolvere, Alcolisti Anonimi mi ha insegnato che può essere un'opportunità da cogliere. Quindi direi che è un gran cambiamento".
Ti ho interrotto nel momento in cui stavi raccontando una cosa delicata, che tu hai pensato di farla finita...
"Sì, quando quando mi sono vista allo specchio una mattina di quasi 11 anni fa. Mi sono ritrovato in piedi sul davanzale al quinto piano e avrei dovuto in quel momento ho dovuto decidere se fare un salto nel vuoto. Di farla finita oppure scendere giù e fare qualcosa. Non sapevo se avevo più paura di vivere o di morire, però in quel momento qualcosa mi ha detto di reagire e allora sono andato dal medico e ho votato un sacco e da lì è cominciato tutto".
Attorno a te la famiglia, gli amici, c'erano o hai fatto il vuoto?
"L'alcol ha fottuto tutto, me e anche la mia famiglia e tutti quelli che mi gravitavano intorno, solo che io io ho potuto metterci una pezza, esiste anche un'associazione per i familiari, ma i miei non hanno mai voluto prendere atto di questo di questa cosa".
Possibile che la dipendenza dall'alcol sia derivata dal fatto che avevi da colmare dei buchi in te? Se ci fosse stato l'alcol forse sarebbe stato qualcos'altro?
"Sì, sì, tutto parte dal fatto che io non mi sono preso il tempo di conoscermi e non mi non mi sono mai formato un carattere, non non sono in grado di affrontare le emozioni".
Non eri in grado?
"No, non lo sono ancora oggi, io non so affrontare le mie emozioni, perché la dipendenza non ti permette di farne a meno dell'alcol. Io scelgo tutti i giorni di far parte di alcolisti anonimi e quindi è l'unico modo che io conosco per vivere senza alcool e tra l'altro è un gran bel modo, perché in alcolici anonimi ci si aiuta, e questo mi ha permesso di essere qua, sobrio e mi permette di essere in grado di aiutare altri con il mio problema. La mia dipendenza è quella di una persona che aveva un atteggiamento ossessivo compulsivo e lo riversavo su qualsiasi cosa. Io mi sentivo al centro del mondo e tutti dovevano dar retta a me".
Nicola conclude con un messaggio positivo, che è poi la finalità anche di questa intervista: