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Cronaca

Il dirigente Aspi titolare delle Manutenzioni sino al 2011 ha raccontato tutti i controlli svolti, citando una pubblicazione che assicurava che la pila era garantita "sino al 2030". Prima delle dichiarazioni spontanee ha espresso il suo dolore per le vittime
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di Michele Varì
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GENOVA - Per prima cosa ha espresso il profondo dolore per le vittime della tragedia. Poi Mauro Malgarini, ingegnere ex dirigente Aspi, uno dei 58 imputati a processo per il crollo del ponte Morandi, direttore dell’ufficio Manutenzione opere strutturali della rete autostradale dal 1998 al 2011, ha cominciato la sua maratona.

Anticipate dalla consegna di una sua cospicua memoria scritta, le dichiarazioni spontanee di Malgarini sono partite a ritmo veloce, anche troppo tanto da non renderle sempre chiare, come ha fatto notare l'avvocato delle parti civili Fabio Panariello, dichiarazioni che dovrebbero occupare tre udienze del processo, che di fatto ha interrotto la fase tecnica che riprenderà lunedì prossimo.

L'imputato, assistito dall'avvocato Massimo Pellicciotta, ha elencato in ordine cronologico gli interventi di manutenzione da svolti durante la sua gestione sul risanamento e il ripristino degli stralli del viadotto Polcevera. Per dimostrare come sotto la sua responsabilità le verifiche sul Ponte Morandi ci sono sempre state. Anche con scassi sulle sommità degli stralli, contrariamente a quanto da sempre sostiene l'accusa

Fra gli atti citati importante è un articolo sul "Risanamento degli stralli del viadotto Polcevera" pubblicato sulla rivista Autostrade nel 1994 a firma del professor Martinez, insieme a Marioni, Pisani e di altri due imputati, Camomilla e Donferri Mitelli.

Nell'articolo si diceva che grazie all'esito delle prove riflettometriche (ritenute poco affidabili della procura) era stato appurato che la pila 9 non presentava problemi e aveva una corrosione limitata dei cavi primari e secondari rispetto alle altre due e per questo non si riscontrava la necessità di interventi a medio termine ritenendola sicuro sino al 2030. Una scadenza che era stata riferita anche dallo stesso Riccardo Morandi, il progettista del ponte.

Malgarini ha spiegato che la pila crollata poteva essere diversa dalle altre due, la 11, totalmente ristrutturata con cavi esterni più facili da controllare, e la 10 rinforzata con altri lavori, perché costruita per ultima aveva beneficiato di tecniche migliori, affinate dalla costruzione delle prime due pile.

L'imputato ha anche mostrato una lettera di complimenti del prefetto di Genova dopo la conclusione nel 1994 dei lavori sulla 11, che avevano permesso di riaprire il traffico ai mezzi pesanti.

Prima dell'inizio dell'udienza l'avvocato Guido Colella (foto a destra in alto), difensore di imputati Aspi, ha chiesto ai giudici di ricordare la figura di Corrado Pagano, decano dei legali genovesi scomparso di recente.

 

 

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