MILANO - La Procura generale di Milano ha chiesto di condannare rispettivamente a 11 anni e 8 anni e 6 mesi Alessio e Simone Scalamandrè, accusati di avere ucciso il padre Pasquale nella loro abitazione a San Biagio, in provincia di Genova, il 10 agosto del 2020. Un omicidio avvenuto al culmine di una lite, dopo che la vittima era stata denunciata dai figli per maltrattamenti e minacce alla moglie, ma la difesa di Alessio ha depositato una richiesta di concordato a 11 anni, mentre quella di Simone ha chiesto l'assoluzione. La sentenza arriverà nel tardo pomeriggio. Il nuovo processo di secondo grado a carico dei due fratelli di 32 e 24 anni si sta celebrando davanti alla Corte d'Assise d'appello di Milano, dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio sia la condanna a 21 anni per il fratello maggiore, sia l'assoluzione per Simone, al quale in primo grado era stata invece inflitta una pena a 14 anni di reclusione.
Nei confronti di Alessio, la Suprema Corte ha stabilito che deve essere rivalutato il peso delle attenuanti generiche dopo la decisione della Corte Costituzionale che ha decretato l'illegittimità dell'articolo del Codice Rosso che impediva di far prevalere le attenuanti generiche sull'aggravante di un delitto commesso in ambito famigliare, e ha accolto anche il ricorso degli avvocati Luca Rinaldi e Andre Guido che invocano l'attenuante della provocazione. Il padre Pasquale Scalamandrè era indagato per maltrattamenti nei confronti della madre dei ragazzi e quel giorno era andato a casa per chiedere al maggiore di ritirare le accuse nei suoi confronti. L'uomo, a quel punto, sarebbe stato aggredito dai figli e colpito diverse volte con un mattarello. Per i difensori di Simone, gli avvocati Nadia Calafato e Riccardo Lamonaca, il ragazzo "non è stato l'autore materiale, assieme al fratello, dell'omicidio".