GENOVA - "Sì, Toti mi telefonò per velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse, ma tutti mi telefonavano per velocizzare le pratiche".
È uno dei passaggi dell'interrogatorio di Paolo Emilio Signorini, il giorno dopo il faccia a faccia con i magistrati.
L'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren in carcere per corruzione dal 7 maggio nell'ambito dell'inchiesta sulla Regione Liguria e fatto finire ai domiciliari il presidente Giovanni Toti è stato sentito per poco meno di tre ore da pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde insieme all'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, che hanno coordinato le indagini della Guardia di finanza.
Oggi tiene banco anche l'audizione degli inquirenti dalla commissione antimafia del parlamento: il contenuto dell'esposizione di Nicola Piacente e i pm Monteverde e Manotti è secretato perché l'indagine è ancora aperta. Di certo gli inquirenti sono stati chiamati a spiegare le contestazioni legate al presunto voto di scambio contestate al capo di gabinetto della Regione Cozzani, anche lui ai domiciliari, che avrebbe intessuto rapporti con esponenti di Cosa Nostra per dirottare i voti della comunità di Riesi di Certosa su alcuni componenti della Lista Toti.
Sul fronte dell'inchiesta in tribunale oggi proprio per la trasferta a Roma di Piacente e i due pm è stata una giornata di pausa: e si ipotizza che non accadrà nulla neppure domani. Sarebbero slittati anche gli interrogativi dei due testimoni più importanti, il sindaco di Bucci, e il patron di Msc Aponte, entrambi non indagati.
Gli inquirenti al più ascolteranno altri testi utili a circoscrivere l'indagine. L'interrogatorio di Signorini, come prima duello di Toti, non avrebbe però fornito nuovi spunti investigativi. L'ex presidente dell'autorità portuale ha ammesso poco o niente: "Quella deI Terminal Rinfuse era una pratica aperta con Aldo Spinelli nel 2019, ci stava che nel 2021 sollecitassero. Io comunque ho sempre operato nell'interesse pubblico e del porto".
Per quanto riguarda i 15 mila euro che Aldo Spinelli gli avrebbe prestato ha ribadito "di non avere debiti con lui ma quei soldi che poi ho restituito alla mia amica che me li aveva dati erano vincite al casinò". Signorini ha anche spiegato l'aumento tariffario a favore della Santa Barbara del presidente di Ente Bacini Mauro Vianello (anche lui indagato e sottoposto a interdittiva): "Era giusto che adeguassero le tariffe. Ma questo a prescindere dal mio legame di amicizia con lui". I suoi legali, gli avvocati Enrico e Mario Scopesi, chiederanno nei prossimi giorni la scarcerazione e l'attenuazione della misura e si sono messi a disposizione per un eventuale nuovo interrogatorio.
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Signorini a pm, "sì Toti telefonava, ma nessuna corruzione"
Il manager: "Ha cercato di velocizzare prati rinfuse. Io ascoltavo tutti per il bene del porto". Audizione commissione antimafia secretata
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di Miv