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Cronaca

Dalle indagini avrebbe subito pressioni dalla regione per rinnovo concessioni al terminal di Spinelli. Toti ha spiegato: “Ci rappresentava e doveva essere adeguatamente sensibilizzato"
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di Michele Varì
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GENOVA - Sarà sentito domani, venerdì 31 maggio, in qualità di testimone l’avvocato Andrea La Mattina, in seno all’inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Toti.



Membro del comitato portuale in qualità di rappresentante per la Regione, La Mattina aveva prima espresso dubbi e poi votato a favore della proroga a 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse di Aldo Spinelli e Gianluigi Aponte.

A detta dei magistrati La Mattina avrebbe ricevuto pressioni in particolare da Toti. Anche Giorgio Carozzi aveva fatto lo stesso: contrario fino all’ultimo si era espresso poi a favore della concessione trentennale.

L’unico a votare contro era stato il savonese Rino Canavese, già interrogato come Carozzi.

Delle pressioni a La Mattina ha parlato Toti nel lungo interrogatorio investigativo dei pm, ammettendole ma considerandole legittime perché “la pratica era urgente perché concatenata ad altre pratiche strategiche per il porto”. Per il presidente della Regione La Mattina “rappresentava la Regione, ancorché senza vincolo di mandato” e  doveva essere “sensibilizzato”. La Mattina quindi non poteva votare contro il rinnovo perché non avrebbe rispecchiato la posizione di Regione, Comune ed Autorità Portuale”.

Nelle intercettazioni l’avvocato Andrea La Mattina viene anche poco garbatamente definito “un avvocaticchio”, “un ragazzetto che sperava di entrare in Autorità Portuale e avere un minimo di visibilità”, uno che  “si compra con una carta unta, basta dargli un minimo di considerazione…”

Toti nell’interrogatorio ha minimizzato le affermazioni offensive dicendo che voleva solo “riportare in modo colorito a Signorini le lamentele che La Mattina mi aveva rappresentato conseguentemente dicevo a Signorini di dargli più considerazione per averlo dalla sua parte”. 

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