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Cronaca

Il poliziotto era stato assolto anche in primo grado. I giudici di secondo grado lo hanno assolto con la formula "perché il fatto non costituisce reato"
53 secondi di lettura
di R.P.

GENOVA - La corte d'appello ha confermato l'assoluzione per Luca Pedemonte, l'agente accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver sparato e ucciso Jeferson Tomalà nel corso di un Tso nel giugno 2018.

Il poliziotto, difeso dagli avvocati Antonio Rubino e Giulia Liberti, era stato già assolto in primo grado come aveva chiesto lo stesso pubblico ministero Walter Cotugno.

Secondo quanto ricostruito il giovane, si era barricato in una stanza di casa con un coltello, i familiari avevano chiesto aiuto perché minacciava di ucciderli e di suicidarsi. Era infuriato per una lite avvenuta il giorno prima con la compagna, madre della loro bimba di due mesi.

Sul posto arrivarono gli uomini delle volanti che prima trattarono, poi fecero irruzione spruzzando spray al peperoncino per bloccarlo e sottoporlo a trattamento sanitario obbligatorio. Il giovane aggredì e ferì un poliziotto, Paolo Petrella,  così Pedemonte per difendere il collega, sparò sei colpi, uccidendo Tomalà.

Anche i giudici di secondo grado hanno assolto con la formula "perché il fatto non costituisce reato". In pratica, è stata riconosciuta la causa di giustificazione della legittima difesa.