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Cronaca

La città invasa dai colori e dalla gioia di una grande festa che celebra la 'furia queer': "Siamo furiosi e furiose perché continua l'attacco ai giovani non binary e trans e alle loro famiglie"
4 minuti e 21 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA -Oltre ventimila le persone in corteo con i colori, le bandiere arcobaleno, la musica rock, da discoteca e pure le canzoni dei cantautori, tutti insieme per il grande corteo del Liguria Pride 2024 che ha animato le vie del centro di Genova dal primo pomeriggio e sino alla sera di questo otto giugno, la data dell'orgoglio Lgbtqi+.

Un corteo che si materializza alla conclusione della settimana di eventi organizzata per celebrare il Liguria Pride, quest'anno all'insegna della 'furia queer': "Siamo furiose e furiosi - spiegano gli organizzatori - perché a livello nazionale continua l'attacco ai giovani non binary e trans e alle loro famiglie".

Quella in piazza è una fiumana di ragazzi pacifici, giovani e giovanissimi, ragazzi e ragazze, insieme, abbracciati, a ballare attorno ai tir della musica, carri pieni di vita che si fanno largo nel corteo, un muro di persone piene di colori, belle, felici, liberate, entusiaste. Persone. Oltre ai giovani ci sono anche tanti adulti, i cittadini con i capelli bianchi, anziani e boomer. Non mancano le madri che accompagnano i figli, la riprova che oggi è meno difficile svelare la propria identità di genere fra le mura di casa, meno facile è viverla sui posti di lavoro, forse anche a scuola. Anche se è bello incontrare nel corteo un giovane professore gay che assicura del contrario, "la scuola è cambiata" garantisce il docente che insegna in un liceo genovese.

Una Genova che scende in piazza e fa festa anche se dimenticata o quantomeno trascurata dalle istituzioni, da Comune e da Regione, a parole sempre attenti alle richieste dei cittadini, eppure ormai da anni capaci, "per ragioni di opportunità politica" come fanno notare alcuni manifestanti ai microfoni di Primocanale, di restare indifferenti davanti a tanta vita, davanti a una marea pacifica che puntualmente ad ogni Pride si fa largo e si appropria della città, senza fare una scritta sui muri, senza rompere una telecamera, senza cori contro la polizia, senza odio e violenza ma con solo tanto amore, chiedendo semplicemente rispetto, come si legge sui cartelli issati sulle teste, sugli striscioni che appaiono e scompaiono dal corteo che si fa marea. "Non siamo minoranza Vannacci" recita il cartello dedicato al generale che non ama le minoranze arruolato da Salvini.

LE VOCI DEI MANIFESTANTI

Le voci raccolte dentro il corteo sono tante e ognuna esprime un sentimento diverso. Un genovese non giovanissimo ribadisce, "sono qui per condividere con i giovani la voglia  di sbandierare i loro diritti". Un ragazzo parla di "amore libero, questa è una festa per non pensare a niente". Una donna con i capelli bianchi piena di nastrini colorati parla di "una società che deve saper accogliere tutte le  differenze perchè tutti siamo parte della società", un gay della comunità degli orsi, barba rossa e cappellino sulla testa fa esplicito riferimento al generale Vannacci: "Sono qui perché i diritti o sono di tutti o non sono di nessuno, ma qualcuno dice che io faccio parte di una minoranza e per questo non ho diritti ". Una donna con il viso colorato sfila con figlioletta e marito: "Sono qui per sostenere l'amore per tutti, per la libertà incondizionato di tutti e la libertà di creare famiglie solo partendo dall'amore". Nel corteo anche tanti stranieri, un caloroso ragazzo spagnolo di Valencia, e una ragazza russa che alla domanda su cosa significa essere gay o lesbica nel suo Paese chiede di non essere inquadrata, "non può parlare di questo in televisione" dice la sua amici al suo fianco a conferma della grande repressione che vige nel Paese di Putin. Un genovese  per la prima volta al Pride ammette, "questa è una festa molto bella e molto importante per dare un segnale alla politica".

Il corteo, dopo la tradizionale partenza alle 16 da via San Benedetto, davanti alla stazione Marittima, a Principe, si è snodato per via Andrea Doria; piazza Acquaverde davanti alla stazione di Piazza Principe, quindi via Balbi, piazza della Nunziata, largo della Zecca, galleria Giuseppe Garibaldi, piazza del Portello, galleria Nino Bixio, piazza Corvetto via dei Santi Giacomo e Filippo, via Serra, via de Amicis, via Fiume, via XX Settembre ed è arrivato alle 19, in piazza De Ferrari. Qui la festa finale finale con balli e musica, musica disco, ma anche "Bella Ciao".

Donne, bambini, anziani, single, mamme, figli: in corteo si è visto uno spaccato della società  che chiede di avere il diritto ad amare, di rispettare ogni persona che non si riconosce nei canoni imposti dalla società, una manifestazione che è anche un segnala forte contro l'omofobia, "per la libertà di amare".

"Il Pride non esibizionismo o passerella come possono pensare solo le persone superficiali - hanno ribadito gli organizzatori - ma è storicamente il luogo della libera espressione dei corpi. C’è bisogno di visibilità, c’è bisogno di corpi nello spazio pubblico e di agitazione, per risvegliare le persone e non solo quelle della comunità LGBT+ a farsi protagoniste nella resistenza contro l’oscurantismo di un paese che sta diventando sempre più illiberale".

Il 2024 è un anno importante anche perché è la prima volta che la Liguria ha avuto un Pride in ogni provincia: ha iniziato Sanremo e a seguire lo hanno celebrato Savona, Genova e La Spezia. "L'onda Pride ha travolto l'intera regione" gongolano soddisfatti gli organizzatori.

 

 

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