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Cronaca

Per i magistrati il degrado è arrivato dall'esterno smentendo così i consulenti degli indagati che parlano di ammaloramento endogeno provocato da difetto di costruzione occulto e occultato della pila 9
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di Michele Varì

GENOVA - Una nuova memoria dei pm con allegata consulenza tecnica di natura chimica per smentire la possibilità che la corrosione della cavità fosse solo endogena.
E' la risposta dei magistrati Terrile, Cotugno e Airoldi al processo per la strage di Ponte Morandi ai consulenti degli imputati di Aspi e Spea che nelle ultime udienze hanno affermato che il crollo possa essere stato causato da un'umidità endogena indotta dall'errata costruzione della pila 9 da cui è scaturito il crollo del 14 agosto del 2018 costato la vita a 43 persone.

I magistrati sostengono anche che il degrado della pila fosse generalizzato e non, come riferiscono i consulenti della difesa, localizzato nel punto del crollo del reperto 139 delle macerie.
Quella di oggi della fase tecnica è l'ultima udienza del processo prima della lunga sosta, si tornerà in aula l'11 settembre.
In aula oggi anche Egle Possetti, portavoce familiari vittime del Morandi, e Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia e principale indagato dell'indagine.