È molto grave che certa stampa, con fini non chiari, diretta concorrente di Primocanale, stia gravemente ledendo l’immagine delle mie aziende e la mia, ipotizzando reati che a me non sono assolutamente noti.
Non è certo piacevole leggere sui siti di Secolo XIX, Genova 24, Telenord, sull'agenzia Ansa nonché sui giornali Repubblica Genova e Secolo XIX, titoli a caratteri cubitali “Rossi editore di Primocanale indagato anche per corruzione”.
Poi leggi l’articolo, e contiene le cose dette e ridette decine di volte dal 7 maggio, in modo evidentemente persecutorio che non è certo giustificato dall’esigenza dell’informazione ma persegue probabilmente altri fini: tenere alta l'attenzione sull’indagine sperando possa condizionare le prossime elezioni, affossare un concorrente danneggiando anche tutta l’azienda e i suoi dipendenti. Rischiando anche di creare enormi problemi commerciali per l’immagine che viene attaccata quotidianamente.
Secondo i miei avvocati, nell’ambito del giudizio immediato a carico di Giovanni Toti, Matteo Cozzani e Francesco Moncada il capo di imputazione relativo all'ipotesi di corruzione non viene contestato anche nei miei confronti e questo è il solo dato che conta e che non è stato minimamente evidenziato negli articoli apparsi sui siti il 9 Agosto e sui quotidiani il 10 agosto, i quali hanno riportato le informazioni sulla vicenda processuale in modo approssimativo , travisando i termini della questione. E questa è la ragione per cui ho dato incarico ai miei avvocati di assumere ogni più opportuna iniziativa al fine di tutelare la mia immagine e quella dell’azienda che rappresento e per ottenere il risarcimento di tutti i danni che potranno derivare dalla campagna di disinformazione posta in essere.
Vorrei quindi capire: come possono sapere alcuni giornalisti cose che al sottoscritto non sono mai state contestate in termini circostanziati e per quale ragione conoscono eventuali situazioni investigative che anche di fronte alla recente fissazione del processo principale a carico di altri non hanno un logica nè un senso tecnico?
Che il 7 maggio io abbia subito una perquisizione anche con l’ipotesi di corruzione è un conto, è una situazione che risale al 7 maggio: ma che poi nella vicenda Esselunga e nel processo del 5 novembre io non sia in alcun modo indagato per corruzione è un dato di fatto ineccepibile e tirare fuori oggi titoli cubitali su questo è solo un modo per screditare me e Primocanale.
Affido a un mio “diario di un indagato” (LEGGI QUI) alcune altre considerazioni. Come ho scritto nel commento del 15 luglio “ogni editore e giornalista dovrebbe essere indagato almeno una volta per capire che cosa si vive 'dall’altra parte della barricata' se vieni preso di mira”.
Giustizialismo o Garantismo. La Libertà d’informazione deve rispettare i tempi delle indagini e quando effettivamente verranno formulate precise accuse che motiveranno o meno gli avvisi di garanzia, sarà possibile discuterne. E' inimmaginabile, e supera ogni limite di decenza, pubblicare titoli e articolo contro persone e aziende tagliando e cucendo solo certe posizioni, senza conoscere minimamente quello che è veramente accaduto e che verrà da me spiegato dettagliatamente a tempo debito, nel rispetto di tutte le fasi delle inchieste e dei processi, dei diritti-doveri dell’accusa e della difesa. Lo ricordo a chi divulga e ha divulgato parti di intercettazioni, di analisi tecniche fredde e probabilmente non corrispondenti alla verità (in buona fede, per difficoltà di interpretare i dati e poca conoscenza del sistema che ha analizzato), pezzi di interrogatori nei quali neppure gli interrogati hanno avuto diritto ad avere una copia del verbale.
In questo modo si lede la vita di aziende e persone, e si fa perdere la fiducia a buona parte dei cittadini che non amano questo modo di condurre indagini “pappa e ciccia” con certa stampa che ha precisi obiettivi politici e concorrenziali, che ama i gossip e cerca di “far male”, sadicamente, al malcapitato di turno, e forse ancora di più se questi è un diretto concorrente con posizioni da sempre non giustizialiste.
Aggiungo un punto a cui tengo: la Regione Liguria è, o era, il miglior cliente anche di Secolo XIX, con milioni di euro di pubblicità investiti dall’amministrazione Toti fino a quando il direttore era Ubaldeschi. L’editore è sempre lo stesso, la Gedi della famiglia Elkann Agnelli, nella quale indagati ce ne sono stati molti tra Juventus ed eredità di famiglia. Il gruppo è amministrato da Maurizio Scanavino, il quale si era recato da Toti per capire cosa stesse accadendo a Genova: non posso aggiungere di più, ma certo posso dire che da lì è partita la vera trattativa di vendita del giornale genovese.
E la Regione Liguria è stata il miglior cliente anche di Telenord e di molti altri media regionali, penso anche di Genova 24, non ho mai chiesto i dati ma credo che sarebbe un buon compito anche dei giornalisti deI Secolo XIX conoscere quanti soldi ha preso dall'amministrazione Toti il loro giornale (tramite la Manzoni, concessionaria del gruppo Gedi) nel corso degli anni. E sarebbe anche interessante conoscere quali siano gli investimenti delle altre Regioni italiane sui loro media locali, per sostenere l’informazione territoriale, per parlare con i cittadini, comunicare: Regioni di centro destra e di centrosinistra.
Tutti i media hanno percepito contributi in proporzione ai dati di lettura, ascolto etc. Fatevi tutti una bella analisi di coscienza e guardate i vostri dati, uno per uno e pubblicateli
DIARIO DI UN INDAGATO - LEGGI QUI