GENOVA -Fortunato Verducci il carrozziere di Staglieno di 65 anni indagato per il delitto del trapano avvenuto nel 1995 nel centro storico di Genova è gravemente sospettato di essere l'assassino di Maria Luigia Borrelli per la sua dipendenza dalle sigarette di marca Diana Blu: lui non ha mai smesso di fumarle e sono dello stesso tipo dei mozziconi rinvenuti 29 anni fa nel basso di vico Indoratori e su cui grazie alle nuove tecnologie è stato rilevato il suo codice genetico.
Il codice che era di ignoto numero 1.
Dal dna estrapolato sui reperti gli investigatori di polizia e guardia di finanza coordinati dal pm Petruzziello prima sono arrivati su un cugino dell'indagato già noto perché in galera per un altro omicidio commesso nel bresciano il cui codice genetico risultava compatibile ma non uguale a quello del killer, e poi sono giunti al carrozziere , l'unico familiare con il dna uguale a quello rinvenuto nel basso dove è stata massacrata Luigia Borrelli, in arte Antonella, madre dalla doppia vita: ufficialmente infermiera, in realtà prostituta nei vicoli della città vecchia.
Il dna del carrozziere è lo stesso delle copiose macchie di sangue rinvenute in più parti sulla scena del delitto, tanto sangue che per gli inquirenti non può essere giustificato se con il fatto che l'assassino si è ferito quando ha massacrato la donna, colpendola con uno sgabello e poi conficcandogli la punta del trapano nella gola.
Verducci, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, dice di essere innocente e di non avere mai conosciuto la vittima.
Gli inquirenti hanno accertato che Verducci conosceva Ottavio Salis, l'elettricista suicida proprietario del trapano, primo indagato e poi risultato estraneo ai fatti. Lui prima di lanciarsi dalla sopraelevata aveva scritto una lettera al maresciallo dei carabinieri titolare delle indagini: "Trovate l'assassino".
Il carrozziere, schiavo del gioco, avrebbe ucciso per rapinare la vittima: la procura ne aveva chiesto l'arresto, ma il gip Lippini ha detto no: troppi gli anni passati. Pur confermando il quadro indiziario, per il giudice non sussistono le esigenze cautelari.
Contro la decisione la pm Pietruzziello ha presentato appello al Riesame: "A mio avviso Verducci può essere pericoloso". L'udienza è fissata al prossimo 23 settembre.
La pm nell'atto di appello ha scritto: "Le esigenze cautelari possono essere desunte dalle modalità intrinseche del fatto, anche se non ravvicinato e anche in presenza di incensuratezza, quando vi siano delle modalità di particolare ferocia e crudeltà che siano espressione di una personalità particolare dell'agente".
La pm richiama quanto aveva scritto la Corte di Cassazione nel 2015 ribadendo la sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti di Massimo Bossetti, poi condannato in via definitiva per l'omicidio di Yara Gambirasio. Anche Bossetti era stato individuato dopo lunghe e complesse indagini e venne arrestato solo 4 anni dopo l'efferato delitto. Gli Ermellini avevano sottolineato come "la gravita' intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza e dalla personalità del reo dimostratosi capace di azioni di tale ferocia" prevalgano sul dato oggettivo che Bossetti era incensurato e anche sul cosiddetto 'tempo silente', vale a dire il tempo trascorso tra il reato e la richiesta di custodia cautelare. E lo stesso ragionamento - sostiene l'accusa - deve essere fatto per il carrozziere di Marassi, individuato proprio come Bossetti grazie al Dna di un parente. Per la procura Verduci, in determinate condizioni potrebbe uccidere ancora, perché ha un'indole violenta come emergerebbe anche dagli atti relativi alla causa di separazione con la moglie, anche se la donna non lo ha mai denunciato. Inoltre, Verduci, ha precisato il pm, è era ed è tuttora ludopatico e proprio la ludopatia e il conseguente bisogno spasmodico di denaro furono secondo l'accusa il movente del delitto