Vai all'articolo sul sito completo

Cronaca

La convinzione dei legali degli imputati alla fine dell'ultima udienza in cui si è deciso uno stop di due settimane per decidere su altre perizie. Si torna in aula il primo ottobre
3 minuti e 42 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA -"I tempi di questo complesso processo con 58 imputati e tante parti civili sono velocissimi, credo quasi da record".

A dirlo è Marcello D'Ascia avvocato di alcuni imputati del processo Morandi che proprio ieri ha celebrato l'ultima udienza prima della sospensione di due settimane, sino al primo ottobre, per concedere il tempo ai giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori di rispondere alla richieste di nuove perizie avanzate dai difensori e pure dai pm.

Alla sbarra per la tragedia ci sono perlopiù ex dirigenti di Autostrade per l'Italie - fra cui l'ex amministrare delegato Castellucci - e di Spea, la controllata che avrebbe dovuto monitorare Aspi: l'accusa gli imputa di avere omesso i controlli e non svolto i lavori necessari al fine di risparmiare e permettere ai soci di Atlantia della famiglia Benetton di intascare più dividenti.

"E' un maxi processo complesso per i numeri delle persone coinvolte e le tante tematiche tecniche da affrontare - spiega ancora l'avvocato D'ascia - per questo quando sento dire che di procede lentamente mi irritoper accettare la verità su una serie di questioni così delicate in cui ci sono stati 43 morti non si può andare di fretta, perché parlare di ritardi e creare pressioni mediatiche potrebbe non consentire di arrivare a decisioni equilibrate, ricordiamo che qui ci sono imputati che possono vedersi infliggere pene molto importanti, noi non vogliamo perdere tempo ma solo che venga accertata la verità".

D'Ascia, insieme all'altro difensore Massimo Pellicciotta, poi parla dei tempi della nuova perizia richiesta dai legali che dovrebbe essere concessa dai giudici il primo ottobre, "durerà almeno 60 giorni, ma non si perderà tutto quel tempo perché nel frattempo in aula saranno ascoltati gli imputati che hanno detto di voler rilasciare dichiarazioni spontanee".

E' stato proprio Pellicciotta in aula a chiedere la nuova perizia per verificare lo stato dell'acciaio dei trefoli dello strallo della pila 9, ma non solo nel punto dove si che si è spezzato causando il crollo ma anche nel resto della pila, per dimostrare che la corruzione era localizzata solo nel punto del difetto di costruzione mentre nel resto non c'era perché la manutenzione veniva effettuata in modo adeguata.

Più precisamente l'avvocato difensore ha sollecitato un controllo sullo stato dei trefoli vicini al punto dove è avvenuta la rottura che ha provocato il crollo, "una richiesta - ha ricordato Pellicciotta - già avanzata  in sede di incidente probatorio, allora il giudice non disse di no ma rinviò tutto dicendo che allo stato non serviva, ma se ne sarebbe riparlato nel dibattimento".

La tesi di Pellicciotta è semplice, come lui stessa l'ha spiegata a Primocanale: "I pm dicono che è stata fatta male la manutenzione del ponte, noi vogliamo verificare se la corrosione era elevata solo nel reperto 132 in cui è originato il crollo, perchè se nel resto del ponte l'acciaio non è corroso significherebbe che la manutenzione è stata fatta bene e il distacco della pila 9 non può che essere che addebitabile al difetto di costruzione, è come se tu mi dai un'auto con quattro gomme, tre vanno bene, una invece ha il battistrada meno spesso, se poi questa ruota si buca poi tu non puoi dirmi che la colpa è mia perché non ho gonfiate bene i pneumatici".

Nella giornata di ieri ha destato sorpresa la richieste di una consulenza dei pm Walter Cotugno e Marco Airoldi. I due pubblici ministeri hanno chiesto di approfondire se l'umidità che ha corroso i cavi è arrivata dall'esterno o se invece è rimasta lì per oltre cinquant'anni, sin dal giorno della costruzione.

La richiesta dei due pm parte dall'assunto che alcuni avvocati difensori hanno affermato che la pila crollata si è corrosa da dentro mentre l'esterno era intatta, i magistrati sulla base dei calcoli di una consulenza già acquisita hanno affermato che questa tesi non regge perché non poteva esserci un così elevato stato di corrosione se ci fosse stato solo il difetto di costruzione, perché questo avrebbe significato che l'acqua si ricreava come per magia all'interno degli stralli. Per questo i pm, nell'eventualità che quella prima consulenza possa non essere accettata dai giudici, hanno chiesto di rifare una perizia dello stesso tipo.

Una sorpresa, la richiesta di Cotugno e Airoldi, tanto che l'avvocato di una parte civile Fabio Panariello ritenendola un azzardo, si è detto contrario, perchè se la perizia non rivelasse umidità nel resto della pila 9 si potrebbe arrivare a dire che la causa di quel distacco localizzato in un unico punto è il difetto di costruzione occultato, che è poi la tesi regina della difesa.

ARTICOLI CORRELATI

Martedì 17 Settembre 2024

Ponte Morandi, il processo bis resta a Genova

Il Gup Lippini ha respinto la richiesta dei difensori