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Cronaca

Cento doriani incappucciati e armati di spranghe vicini allo stadio (in alto nella foto), altrettanti genoani posizionati davanti allo Starhotel (in basso nella foto): ora il derby di mercoledì prossimo è più che mai una partita a rischio
4 minuti e 16 secondi di lettura
di Michele Varì
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GENOVA - Notte di follia nelle vie di Marassi e fra corso Buenos Aires e Brignole per le esibizioni muscolari degli ultrà genoani e doriani scesi in piazza vestiti come squadracce con i cappucci sulla testa e le spranghe in mano, una pseudo prova di forza in vista del derby di mercoledì prossimo, una partita che con il passare delle ore sembra più che mai a rischio.

Gli ultrà doriani spuntano alle 22.40 nella zona dello stadio, in una piazza Carloforte deserta, non lontano dalla loro gradinata Sud. Sono tutti incappucciati e con in mano spranghe e fumogeni rossi. Dopo essersi compattati marciano verso lo stadio picchiettando le spranghe di legno a terra. Come nei film. Nessuna sciarpa blucerchiata. Unico segno distintivo urlano slogan contro il Genoa. Sembrano giovani, forse giovanissimi. Poi girano verso via Tortosa e qui si dividono, una parte sale sugli scooter, altri in auto, tutti girano a sinistra verso corso De Stefanis, molti per raggiungere la sede del club degli Ultras di passo Ponte Carrega a Staglieno dove delle luci blu anche in piena notte rischiarano l'ingresso.

Alla stessa ora stessa scena nella zona di Brignole blindata dal reparto mobile e il battaglione dei carabinieri: qui a mostrare i muscoli davanti allo Starhotel sono un altro gruppo numeroso come i doriani, ma di genoani. Anche loro mazze in mano, viso coperto da cappucci e caschi. Anche qui unico segno distintivo sono gli slogan, contro la Samp. Dopo il presidio fanno marcia indietro fra i fumogeni, verso corso Buenos Aires, dove bloccano il traffico esplodendo botti e fuochi d'artificio. Neanche fosse una festa e non una minaccia. La marcia si conclude con una bomba carta nell'aiuola e sotto i grandi alberi di piazza Paolo da Novi, non lontano dal club di via Armenia, che è chiuso. Anche loro spariscono su una macchia di scooter e di auto che al buio si allarga in ogni direzione.

Intorno a mezzanotte questa infinita notte sembra finalmente volgere al termine anche se polizia e carabinieri continuano a blindare, e lo faranno per tutta la notte, Brignole e piazza delle Americhe, pronti a intervenire in caso di segnalazioni di scontri.

La notizia dei possibili scontri fra le due tifoserie era stata annunciata: "Alle 23.30 ci scontreremo" era trapelato da alcune fonti confidenziali vicine agli ultrà. Il motivo ormai è noto: si teme che al derby di coppa Italia di mercoledì prossimo i genoani possano esibire nella loro gradinata striscioni o bandiere rubati il 5 maggio scorso nel club degli ultras doriani di Staglieno, raid e furto che i genoani hanno motivato come una vendetta dopo l'aggressione subita poche ore prima in piazza Alimonda.

Nella lunga notte passata a caccia di ultrà che si vogliono picchiare anche un po' di paterna tenerezza: alle 22.30 davanti al carcere di Marassi c'è un cinquantenne che si guarda attorno circospetto come una una sentinella. Quando vede il cronista lo osserva con ansia e si rilassa solo quando scopre che è un giornalista. Quell'uomo preoccupato non è un poliziotto della Digos e neppure un ultrà ma il papà di un tifoso, "sono in ansia perchè mio figlio stasera è uscito di casa per andarsi a picchiare, c'è uno scontro fra genoani e doriani...".

Ma il papà si può consolare: neppure la polizia e il cronista conoscono il punto esatto dove dovrebbe avvenire lo scontro. Si vocifera piazza Giusti e Borgo Incrociati, la solita piazza Alimonda, ma sono solo voci.
 
In passo Ponte Carrega, dove c'è la sede degli ultras della Samp violata a maggio dai genoani, alle 22 al centro della strada ci sono solo due ragazzi, non sono tifosi e neppure italiani ma sudamericani, e in spagnolo chiedono candidamente dove possono trovare delle putas, delle prostitute, ma da strada perchè più economiche delle escort. Io gli dico che lì non ce ne sono, e infatti pochi minuti i ragazzi spariscono su un taxi, probabilmente diretti verso via Sampierdarena e l'angiporto. Come dire: non si vive di solo calcio.
 
In via Tortosa invece al passaggio della squadraccia di ultrà doriani un ristoratore latinos caccia fuori i clienti e chiude la porta, blindandosi nel locale, terrorizzato, le uniche sue parole: "Se entrano mi spaccano tutto".
 
Dalla Valbisagno a Brignole: tre giovani standisti sardi di bell'aspetto a Genova per il Salone Nautico invece hanno passato attimi di terrore perché il loro macchinone posteggiato in piazza Paolo da Novi è attorniato dai genoani incappucciati e con spranghe. Quando i tifosi sono spariti i tre sono corsi subito a prendere il loro veicolo, ma prima chiedono con il loro caratteristico accento sardo, "ma qui i tifosi fanno sempre così?".

Chiudiamo con una domanda che orecchiamo al volo fra due giovani seguendo a distanza i genoani che sparano bombe carta e fumogeni fra Brignole e corso Buenos Aires, un interrogativo che può anche essere il modo per riflettere sulla notte di follia della città attraversata da squadracce libere di muoversi fra la gente anche se travisate e armate di bastoni. Un ragazzo, forse albanese, mentre tenta di filmare gli ultrà con il telefonino dice a voce alta all'amico al fianco: "Ma perchè non li arrestano?".