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Cronaca

La religiosa è stata bloccata dalla polizia penitenziaria
1 minuto e 35 secondi di lettura
di AnDe

"Da una suora non ce l'aspettavamo proprio". È la denuncia della polizia penitenziaria che ha intercettato e bloccato una religiosa nel tentativo d'introdurre un cellulare nel carcere di Marassi. "La suora è autorizzata ad incontrare i detenuti ed è stata colta in fragranza - dichiara Fabio Pagani segretario regionale della Uilpa polizia penitenziaria - Ci complimentiamo per la brillante operazione per la professionalità della polizia penitenziaria, ma urgono interventi preventivi atti a impedire in origine l'introduzione di oggetti non consentiti e i traffici illeciti che in carcere fruttano il triplo che nel mondo libero". Il sindacalista aggiunge: "Servono rinforzi organici, strumentazioni ed equipaggiamenti. Va altresì riorganizzato il modello detentivo".

La necessità di dotare la penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati per schermare gli edifici è stata invece espressa da Vincenzo Tristaino, segretario regionale del Sappe: "Grazie agli sforzi finora profusi - continua il sindacalista - la polizia penitenziaria, malgrado i turni massacranti e le scarse risorse, riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione sia di telefonini sia di droga, evitando così gravi ripercussioni per l'ordine e la sicurezza interna".

Lapidario il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricorda che introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione: “L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati; l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l'introduzione di telefoni cellulari all'interno degli istituti penitenziari”. E si appella al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: “Domandiamo ai vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l'utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l'introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione".

(Immagine realizzata con l'Ai)

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