GENOVA - Ci sono dieci indagati storici del processo Morandi rimasti "in panchina" che possono finalmente tirare un sospiro di sollievo perché l'esito del dibattimento in corso da due anni lascia presagire che la loro posizione potrebbe andare verso l'archiviazione.
E' trapelato ai margini della prima riunione tecnica fra i periti del tribunale Gianpaolo Rosati, Massimo Losa e Renzo Valentini (nella foto) e i consulenti dei 58 imputati.
I dieci indagati sospesi, dei quali - ad eccezione dei loro avvocati difensori - si erano quasi dimenticati anche gli addetti ai lavori, sono per buona parte dipendenti di Autostrade per l'Italia e di Spea come i 58 rinviati a giudizio.
Alla fine delle indagini della guardia di finanza gli indagati per il crollo erano stati una settantina, ad essere rinviati a giudizio però furono 59, uno dei quali poi morì.
Gli altri indagati "in panchina" non furono archiviati né rinviati a giudizio dai pm in attesa di capire l'andamento del processo.
Solo in queste ore è trapelato dalla procura che la loro posizione si è attenuata e potrebbero presto uscire dal processo: anche per loro la fine di un incubo.
Nell'udienza di oggi si è deciso che il 2 e 3 dicembre saranno ascoltati due imputati, l'ex dirigente di Spea Maurizio Ceneri e l'ex dirigente Aspi Paolo Strazzullo, che hanno chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee mentre la prossima riunione tecnica riservata è stata fissata per il 5 novembre, giorno in cui sarà deciso il diario dei lavori.
I periti hanno 60 giorni di tempo per rispondere ai quesiti dei giudici che chiedono se il fatale difetto della pila 9 è stato causato da infiltrazioni o dal vizio di costruzione e se era diagnosticabile.
I pochi nuovi consulenti degli imputati in aula OGGI hanno chiesto di poter vedere le macerie del ponte.