In sei ore si riversarono 542 mm di pioggia: è il dato devastante che riassume la tragica alluvione che il 25 ottobre del 2011, tredici anni fa, colpì lo spezzino e la Lunigiana causando la piena dei fiumi Vara e Magra e dei torrenti affluenti in quella zona colpendo soprattutto Borghetto, Brugnato, Bonassola, Beverino, Calice al Cornoviglio, Levanto, Rocchetta Vara, Monterosso, Vernazza e Aulla e causando la morte di tredici persone.
Tutto cominciò nella prima mattinata quando la perturbazione si concentrò nell'estremo levante della nostra regione. L'esondazione dei corsi d'acqua trasportò enormi quantità di fango e detriti trasformando in particolare le vie di Vernazza e Monterosso in fiumi in piena. Ingenti i danni alle infrastrutture: una frana determinò la chiusura del tratto autostradale dell'A12 tra Sestri Levante e Deiva Marina, uno smottamento a Vernazza quello della ferrovia La Spezia-Genova mentre il 43% delle strade provinciali vennero dichiarate inagibili. Decine di paesini della Val di Vara divennero irraggiungibili se non con l'elicottero mentre si interruppero le telecomunicazioni. Ad Ameglia crollò lo storico ponte della Colombiera la cui campata centrale fu distrutta da uno yacht e una chiatta disormeggiati dalla furia del fiume Magra.
Ma i danni purtroppo non furono soltanto materiali. Persero la vita in tredici e tre corpi vennero rinvenuti più di due settimane dopo addirittura al largo delle coste francesi. Uno di loro fu portato via a Monterosso da un'ondata di fango mentre tentava di salvare alcune persone dalla piena del fiume, un gesto che gli varrà la medaglia d'oro al valor civile alla memoria consegnata alla vedova dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Complessivamente vennero sfollate 1183 persone mentre i danni economici furono inizialmente valutati intorno al miliardo e mezzo di euro. Non mancò ovviamente l'impegno di migliaia di volontari che si mossero per aiutare la popolazione colpita, un passa parola che viaggiò attraverso i vari social network. Tra loro, quelle che vennero definite le 'fasce rosse': quasi quattrocento giovani che utilizzarono una fascia rossa al braccio riproducendo un'antica usanza del movimento operaio lunigianese.
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