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Cronaca

La procura gli contesta l'aggravante mafiosa
1 minuto e 8 secondi di lettura
di Annissa Defilippi

Era finito in manette lo scorso febbraio con l’accusa di frode fiscale internazionale il "re dei surgelati" di Palermo, Salvatore Vetrano, ritenuto tra l'altro vicino a Cosa Nostra. Ora, la Procura di Genova ha chiuso le indagini mandando a processo lui e altre cinque persone tra cui il suocero Pietro Bruno, legato a Totò Riina.

Gli indagati

Hanno ricevuto l'avviso di conclusione indagini anche la moglie di Vetrano, Anna Bruno (difesa dalle avvocate Laura Razetto e Laura Liguori), l'imprenditore ittico genovese Mauro Castellani (difensori Eleonora Rapallini e Francesco Iacobelli), Giuseppe Licata (legali Massimo Boggio e Loredana Greco) e Sebastiana Germana (Luigi Latino e Paolo Scarcià).

Frode fiscale, evasione e riciclaggio

Le accuse, a vario titolo sono associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento Iva aggravati dalla trans nazionalità. Vetrano (difeso dagli avvocati Razetto e Alessandro Vaccaro) era stato estradato dalla Spagna ed è l'unico a cui i pm hanno contestano l'aggravante mafiosa.

Le frodi Iva

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dai procuratori Federico Manotti e Giancarlo Vona l'associazione, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia che avevano come amministratore di fatto e socio occulto Vetrano, avrebbe messo in atto una serie di frodi Iva accumulando oltre 3 milioni di euro in contanti.

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