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Cronaca

Prima di lui ha reso dichiarazioni spontanee Strazzullo (Aspi) che ha ribadito: "Non sapevo delle criticità del ponte"
1 minuto e 53 secondi di lettura
di Michele Varì
Per i magistrati del processo Morandi gli imputati che hanno validato il progetto di retrofitting della pila 9 che ha provocato il crollo di fronte a scarse informazioni o elementi allarmanti sulle condizioni del ponte avrebbero dovuto usare cautela o bloccare il traffico sul viadotto, non avallare un progetto che avrebbe rischiato, come poi è avvenuto, rischiare di essere avviato troppo tardi, quando il viadotto era ormai crollato.
A queste accuse oggi hanno cercato di difendersi due imputati disposti a fare dichiarazioni spontanee per ribattere alle accuse. Dichiarazioni che, è bene premettere, più che legittime, ma che a dire dei pm non hanno molto valore perché non prevedono la possibilità di porre domande, avvengono in assenza di un contraddittorio.


Strazzullo (Aspi) "Nei report nessuna criticità"

Il primo a parlare è stato l'ex manager di Autostrade Paolo Strazzullo che ha spiegato: "Nei report allegati ai lavori di retrofitting non c'erano segnalazioni di criticità. Tutti i voti erano sotto il 43. Il progetto era presidiato, mi sono fidato di quanto fatto". L'ingegnere difeso dall'avvocato Massimo Pellicciotta ha iniziato le sue spontanee dichiarazioni esprimendo "profondo cordoglio per le vittime e i familiari". Ricordando poi di essere arrivato nel 2017 da Napoli e di non essersi mai occupato del viadotto Polcevera. "Quando arrivai non sapevo nemmeno che ci fosse un progetto di retrofitting. Lo scoprii solo quando mi dissero di fare il Rup, il Responsabile unico del progetto. Mi dissero che erano lavori in vista della restituzione dell'opera a fine concessione, non perché c'erano criticità". In ogni caso, ha sottolineato Strazzullo "non partecipai a nessuna fase della progettazione".


Ceneri di Spea: "Mai ammorbidito i controlli"

 
Il secondo imputato che si è difeso in aula è stato l'ex dirigente Spea Maurizio Ceneri, che finirà la sua deposizione domani, e che era stato definito dal pubblico ministero Massimo Terrile, in pensione da un mese, "Coccolino", "perché ammorbidiva i report sullo stato di salute del Morandi".  

L'ex dirigente, difeso dall'avvocato Stefania Mannino, aveva già parlato in aula, ed è stato uno degli imputati che si sono visti più di frequente in aula. Oggi ha ribadito quanto già aveva detto l'anno scorso: "I nostri controlli sul viadotto erano ispezioni supplementari "a campione", non erano i controlli periodici, e comunque non avevano dato risultati di ammaloramenti gravi, io non ho mai ammorbito i report" ha spiegato.

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