"Mio nipote doveva e poteva essere salvato per questo ora vogliamo giustizia".
Lo dice a Primocanale Bianca Taddei, la nonna materna di Andrea Mattei, il canoista di 14 anni morto per il freddo nel gennaio di due anni fa nelle acque dell'Entella a Chiavari. La donna ha parlato a margine dell'udienza dell'udienza preliminare svolta oggi in cui si doveva decidere se rinviare a processo sei pompieri che presero parte ai soccorsi e due istruttori del circolo sportivo che organizzarono l'escursione nel torrente. I giudici hanno rinviato la decisione al 25 febbraio.
Più passa il tempo più il dolore aumenta
"Non abbiamo parole per descrivere il nostro dolore - spiega ancora Bianca Taddei - più passa il tempo e più il dolore diventa acuto e accettare tutto quello che è successo diventa sempre più difficile, all'inizio eravamo scioccati, c'è stata la reazione dell'adrenalina, non so come definirle, ma adesso dopo due anni assistere al processo è dura. Tanto è vero che mia figlia questa mattina non è stata in grado di venire, per noi è rinnovare un dolore che non si placa...".
"Era l'unico uomo della nostra famiglia"
La nonna poi ricorda con grande affetto chi era il nipote: "Aveva quattordici anni... era un ragazzo d'oro, lo so, si dice di tutte le persone dopo la morte, ma lui lo era veramente - aggiunge la donna con la voce incrinata dalla commozione - un ragazzo sorridente, solare, lui c'era, quando entrava in un ambiente non passava inosservato, e poi era il mio unico nipote maschio e che mi avrebbe aiutato nella vecchiaia perché io abito in campagna ed era l'unico uomo della famiglia visto che oltre a mio figlio siamo tutte donne".
Quella drammatica telefonata della figlia
La donna poi ricorda come ha appreso della tragedia: "Ero nella mia casa di San Maurizio (sopra Rapallo ndr) ho ricevuto una telefonata di mia figlia che diceva, "mamma, Andrea ha avuto un incidente molto grave, io sto seguendo l'ambulanza, ti prego ho bisogno del vostro sostegno", queste sono state le parole che ho ricevuto il 12 gennaio di due anni fa".
"Preferivo averlo senza una gamba che morto"
Alla domanda se pensa che i vigili del fuoco potevano fare di più la nonna risponde dura: "Altroché, non solo i vigili del fuoco, chiunque poteva fare di più, bastava che ci fosse un padre di famiglia come è sempre stato nella nostra storia che agisce tempestivamente per salvare una vita. Lì c'era da tagliare una canoa non una cassaforte". I pompieri forse hanno avuto paura di fare del male al ragazzo... "ma si poteva anche fare male al ragazzo, avrei preferito mio nipote senza una gamba che mio nipote morto, ma stiamo scherzando, bisognava salvare la vita in ogni modo e con ogni mezzo, purtroppo c'è stata una negligenza da tutte le parti, non ha funzionato niente purtroppo".
"I pompieri hanno bloccato chi voleva intervenire"
La donna poi aggiunge: "Siamo perfettamente coscienti che nessuno ci ridarà Andrea, ma siamo anche coscienti che non ci può essere un altro Andrea se non si farà chiarezza sulle mancanze, su questi protocolli, queste "cazzate" mi permetta il francesismo e che prevalga la vita umana come essere superiore, aldilà di tutto, ecco cosa è mancato, è mancato uno che dicesse "adesso basta, adesso vado io a salvarlo, i vigili del fuoco non solo non hanno fatto un c... loro, ma non hanno permesso che qualcuno lo facesse, perché io ho conosciuto un signore anziano che abita lì che voleva buttarsi per aprire la canoa e glielo hanno impedito, anzi, hanno messo anche un nastro affinché nessuno andasse, no no - conclude la donna - ci sono delle responsabilità ed è il caso che qualcuno ne prenda atto e ne risponda".
Legale famiglia vittima: "Cerano mezzi per salvare Andrea"
Il gip Carla Pastorini ha rinviato decisione al 25 febbraio per supplemento di perizia al consulente del pm Francesco Cardona Albini, decisione definita inaspettata dall'avvocato Rachele Destefanis che assiste la famiglia del ragazzo. Il legale poi entra nel merito della tragedia: "Andrea poteva essere salvato se fossero stati utilizzati i mezzi che i soccorritori avevano a disposizione, anche noi abbiamo presentato una consulenza, vedremo il 25 visto che il giudice ha anche delle sue perplessità da sciogliere, è una delle tre strade che il gip può scegliere, rinvio a giudizio, non luogo a provvedere, o che magari integri gli atti".
I vigili del fuoco: "Abbiamo fatto quello che potevamo"
Roberta Barbanera, avvocato di due sommozzatori dei vigili del fuoco indagati, ha riferito che i due pompieri "hanno fatto tutto quello che potevano fare" sottolineando le difficoltà dell'intervento nell'Entella per le forti correnti del torrente. "Non abbiamo ancora depositato perizie tecniche - aggiunge il legale - ma stiamo lavorando su questo aspetto e valuteremo nel corso dell'udienza, il nuovo rinvio deciso dal giudice ci consentirà di lavorare sul punto. Le accuse della famiglia? Noi prima di tutto siamo molto rispettosi del dolore della famiglia ma per quanto mi riguarda io, che assisto due vigili del fuoco sommozzatori, mi interessa un profilo molto specifico e riguarda solo una porzione dell'intervento totale e un periodo di tempo limitato, noi riteniamo in coscienza di avere fatto tutto quanto potevamo fare con i mezzi a disposizione, chiaramente i due sommozzatori sono rimasti scioccati da questa vicenda".