C'erano torinisti e napoletani, ma anche anconetani, laziali, cosentini, salernitani, i tedeschi dell'Herta Berlino, i tifosi della Reggiana, dell'Entella, del Montevarchi, della Lazio e di tante altre squadre d'Italia a stringersi alle 18 di oggi attorno alla famiglia di Vincenzo Claudio Spagnolo, il giovane ammazzato trent'anni fa a soli 24 anni con una coltellata al cuore il 29 gennaio del 1995 dall'ultrà milanista Simone Barbaglia prima della partita fra Genoa e Milan poi interrotta dopo il primo tempo per le pressioni degli ultrà genoani.
La prima parte della commemorazione, più privata, c'era stata alle 14, all'ora dell'omicidio, e vi hanno partecipato i familiari di Spagna e alcuni amici e tifosi della gradinata Nord.
Al ricordo degli ultrà invece tanti tifosi, come mai era accaduto in passato, buona parte genoani arrivati da ogni parte della provincia di Genova, e poi un centinaio di foresti invitati dalla Gradinata Nord e dall'Associazione dei tifosi del Genoa.
Il padre di Vincenzo, Cosimo Spagnolo, come sempre non si è sottratto ai giornalisti, perché consapevole che parlare con i cronisti significa parlare con le tante persone che gli hanno sempre espresso solidarietà e vicinanza, "non ho mai desiderato vendetta" ha ribadito il genitore davanti ai microfoni, aggiungendo poi che "tutti i ragazzi che sono qui dopo trent'anni sono tifosi che non vogliono più che accadano tragedia come quella".
Gli ultrà invece neppure nel giorno in cui si sono idealmente uniti per gridare no alla violenza non hanno mancato di manifestare il loro astio contro i cronisti, costretti a stare a distanza anche nel giorno della commemorazione di Spagna.
Gli stadi d'altronde continuano a essere luoghi di violenza, come si evince dai tanti scontri e aggressioni che hanno segnato i trent'anni passati dal tragico 29 gennaio 1996.
Dopo la commemorazione davanti alla lapide i tifosi si sono ritrovati nella gradinata nord del Ferraris dove è stata allestita una mostra in onore di Spagna e per un ultimo ricordo e una grande applauso finale a Claudio Vincenzo Spagnolo il cui viso di ragazzo riempiva i grandi display dello stadio.