
Rischio altro stop per il processo Morandi: ieri i giudici hanno chiesto ai periti che hanno svolto la perizia integrativa in sede di fase tecnica altri chiarimenti. Questo significa che i periti dovranno ristudiare le carte per tararle sulle nuove richieste, dopo, come prevedono le regole processuali, le difese potranno fare un controesame.
Slitteranno le dichiarazioni di Castellucci
La novità farà inevitabilmente slittare le dichiarazioni spontanee degli imputati, fra cui quella prevista entro marzo di Giovanni Castellucci, l'ex amministratore delegato di Aspi e principale imputato dei 58 alla sbarra per il crollo del 14 agosto 2018 costato la vita a 43 persone.
Amarezza dei familiari delle vittime
Il nuovo possibile stop, per quindici giorni o forse un mese, è stato accolto con grande amarezza dai familiari delle vittime che sono appesi a questo processo nella speranza di avere giustizia e riprendere la vita che si è fermata al giorno del crollo. La decisione sarà presa oggi alla fine dell'udienza: nel frattempo i giudici stamane hanno fissato un'unica udienza per martedì prossimo in cui comunicheranno la decisione sui tempi e le modalità della nuova consulenza.
Un processo molto complicato e difficile
Emmanuel Diaz, che nella tragedia ha perso il fratello, è duro: "Ieri è stata una giornata avvilente, gli unici soddisfatti erano i difensori degli imputati, di questo passo la sentenza doi primo grado arriverà fra un anno e mezzo, troppo, davvero troppo".
Vero è anche che quanto sta avvenendo in aula, a detta degli avvocati di tutte le parti, conferma solo la grande complessità di un processo maxi per i numeri, dai deceduti alle parti civili e gli imputati. Il tutto reso più complesso perché non si tratta di reati volontari ma colposi, da quanto sta emergendo in aula nessuno ha desiderato o era consapevole che il ponte fosse sul punto di crollare, ma nessuno delle persone alla sbarra ha fatto quanto doveva per evitare che la tragedia si compisse nonostante le tante avvisaglie del possibile collasso della pila 9, come il rifacimento totale o parziale delle altre due pile svolto negli anni '90.
Il ponte doveva essere chiuso
L'avvocato di alcuni parti civili Fabio Panariello ieri ha dichiarato a Primocanale: "In aula è emerso che il ponte era a rischio e forse difficile da controllare perché i cavi di acciaio erano nascosti nel calcestruzzo, per questo andava chiuso. Ma nessuno se l'è sentita, per questo è giusto che ora gli imputati rispondano delle loro omissioni".
IL COMMENTO
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