CHIAVARI-Sconterà il resto della sua vita in prigione Sergio Tiscornia. È stato infatti confermato l'ergastolo per l'imprenditore edile che nel 2019 uccise il gioielliere ed ex sicario pentito di mafia, Orazio Pino.
Un foro sulla nuca, il marsupio a poca distanza con il portafogli ancora all'interno, il cappuccio tirato sopra la testa: era stato trovato così l'ex collaboratore di giustizia, freddato da un colpo di pistola poco dopo le 20 del 23 aprile del 2019 all’interno di un multipiano dove la vittima parcheggiava abitualmente la sua auto. Il suo profilo criminale è descritto negli atti giudiziari come quello di un personaggio di spicco della famiglia mafiosa di Giuseppe Pulvirenti detto "u Malpassotu". All'ombra del boss aveva ricoperto il ruolo di capo della "squadra" di Misterbianco in aperta contrapposizione con la cosca di Mario Nicotra. Orazio Pino, come il "Malpassotu", era ritenuto vicino al clan di Nitto Santapaola nel quale avrebbe organizzato anche epurazioni interne.
Orazio Pino, per sua scelta, nel 2009 era anche uscito dal programma di protezione: aveva concordato una "liquidazione" economica che aveva investito nella sua attività commerciale. Con la società "Isola preziosa" gestiva una gioielleria con alcuni punti vendita. Socie di "Isola preziosa" erano la moglie di Pino e le due figlie. L'ex collaboratore era componente del consiglio di amministrazione e per questo la società era stata oggetto nel 2016 di una interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Genova. Il provvedimento era stato poi confermato dal Tar al quale Pino aveva fatto ricorso dopo essersi dimesso dalla società. Ma la sua uscita, scrivono i giudici del Tar, "è da considerarsi un mero tentativo di salvare la società dalla censura antimafia" e quindi "permane il pericolo di tentativi di infiltrazioni mafiose nella società, proprio in ragione della sua presenza"
Chiavari, orefice ucciso con un colpo di pistola in pieno centro-I FATTI
Il corpo è stato scoperto intorno alla mezzanotte nel parcheggio adiacente un supermercato in cui l'uomo era solito lasciare l'auto: un dettaglio che agli inquirenti non fa escludere alcuna pista. Inizialmente era stata avanzata anche l'ipotesi di un tentativo di rapina finito male, ma nulla sembra confermare che il 70enne, che con la famiglia gestisce un'oreficeria di Chiavari, avesse con se preziosi quando è tornato all'auto, e il portafogli rimasto intatto accanto al corpo è un ulteriore elemento che lasciava pensare a un altro genere di delitto.
Quel giorno Tiscornia è stato accompagnato nel parcheggio da un'amica. Le indagini hanno consentito di verificare come l'uomo, accompagnato da una sua amica di vecchia data di cui si conosce solo il nome, Stefania, la sera dell'omicidio di Pino si trovasse all'interno del parcheggio. Tiscornia aveva lasciato la sua auto appositamente a casa dell'amica che poi lo aveva accompagnato: tra i sedili residui di polvere da sparo. La Corte di Cassazione rende definitiva la sentenza per l'imprenditore edile.