GENOVA - L'operatore del 112 che avrebbe tergiversato, i medici e gli infermieri del centro di salute mentale della Fiumara che avrebbero detto di recarsi a sporgere denuncia in ufficio il 2 maggio (per beffa, il giorno dopo la tragedia), e i poliziotti, quelli intervenuti sabato dopo l'incendio della porta della nonna e quelli che sono andati a bussare alla porta (nella foto) della mamma di Alice e di Alberto Scagni, due fratelli, vittima e l'assassino della tragedia di Quinto.
La procura di Genova ha avviato indagini sulle dichiarazioni, il lucido sfogo di Antonella Zarri, la mamma di Alice e Alberto Scagni.
Lo ha confermato a Primocanale il procuratore capo facente funzioni di Genova Francesco Pinto. Primo passo: scoprire quante segnalazioni e denunce sono state presentate e formalizzate dai familiari dell'assassino per sottolineare la sua pericolosità sociale.
La donna, un dirigente della Carige, nelle interviste rilasciate ricostruisce in modo puntiglioso le tante omissioni che a suo avviso avrebbero provocato una tragedia che si poteva evitare.
"Non deve più succedere" ha detto Antonella Zarri a Primocanale, "io ho la certezza che chi doveva fare qualcosa non lo ha fatto. Siamo nel 2022 e non c'è un computer in cui vengano archiviate tutte le informazioni inerenti a una persona segnalata al 112 più volte con nome, cognome e codice fiscale per fare capire l'urgenza della situazione...".
Antonella Zarri ha concluso: "Alice non torna più, ma noi vogliamo che non ci siano altre Alice, e altri Alberto, mio figlio pagherà per quello che ha fatto. Ma questa tragedia deve servire per evitarne altre di tragedie".
Oggi intanto Alberto Scagni è stato interrogato nel carcere di Marassi: davanti ai suoi avvocati ha continuato a rimanere in silenzio, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande che gli venivano poste.