GENOVA -Nuovi indizi, forse prove, legati alle telefonate anonime e a nuovi testimoni, ma anche il Dna sui reperti trovati sulla scena del delitto.
A ventisei anni esatti dall'omicidio, era la mattina del 6 maggio del 1996, potrebbe esserci finalmente la svolta che permetterà di incastrare l'assassino o l'assassina di Nada Cella, la segretaria uccisa a 24 anni nello studio del commercialista di Chiavari Marco Soracco, in via Marsala.
Gli inquirenti che esattamente un anno fa riaprirono in modo clamoroso il caso a un quarto di secolo dal delitto non lasciano trasparire nulla: ma da ambienti bene informati trapela un certo ottimismo sull'indagine bis aperta grazie alla caparbietà e l'intuito della criminologa pugliese Antonella Delfino Pesce.
L'indagata su cui si sono appuntate le attenzioni degli investigatori è Anna Lucia Cecere, ex maestra, già indagata dai carabinieri 26 anni fa, ma la cui posizione venne poi sbrigativamente archiviata dal magistrato titolare delle indagini di allora Filippo Gebbia.
A fare riaprire le inchiesta e fare iscrivere nuovamente Cecere (che nel frattempo si è trasferita in Piemonte, in provincia di Cuneo), sul registro degli indagati è stato il particolare scoperto dalla criminologa e sino ad allora ignorato dai poliziotti della sezione omicidi della squadra mobile: i carabinieri nel 1996 avevano infatti sequestrato nella casa di Cecere alcuni bottini casual identici a quello rinvenuto sulla scena del delitto, accanto al corpo agonizzate di Nada (la segretaria morirà alcune ore dopo al pronto soccorso dell'ospedale San Martino). Un particolare che in modo inspiegabile il magistrato però non aveva trasmesso alla polizia.
Questo elemento è uno dei tanti indizi che potrebbero incastrare l'assassino di Nada Cella. La prova regina che potrebbe fare chiudere il cerchio è il Dna, il codice genetico rilevato sul bottone casual e sulle macchie di sangue di donna non appartenenti a Nada Cella rinvenute nello studio: il pm Gabriella Dotto titolare dell'inchiesta bis ha affidato l'esame al noto genetista Emiliano Giardina: lo specialista avrebbe dovuto terminare gli accertamenti entro marzo, ma ha chiesto non una ma due proroghe, l'ultimo termine è fissato entro la fine di questo mese.
Molto importanti per le indagini sono anche le tre telefonate anonime, e non due come si era ipotizzato sino a ieri, di una donna che indica in una donna e in Annalucia Cecere la persona che la mattina dell'omicidio era stata vista uscire sconvolta dal palazzo di via Marsala e anche salire su uno scooter con una mano ferita. Il veicolo è stato sequestrato solo nei mesi scorsi, nonostante le telefonate fossero già note nel 1996, a conferma dei tanti errori commessi dagli inquirenti nel '96.
La polizia ha cercato in ogni modo di dare un nome alla donna non giovane che effettuata due delle tre telefonate anonime, alla mamma di Marco Soracco e a un avvocato di Chiavari: impossibile per ora sapere se queste ricerche hanno sortito un esito. Se così fosse gli inquirenti potrebbero avere importanti frecce nell'arco e non rimanere aggrappati solo alla prova regina del Dna.