GENOVA-In carcere perchè principale indagato nell'omicidio dell'ex fidanzata davanti al figlio si faceva arrivare la droga tramite la nuova compagna. I Carabinieri hanno portato a termine una delicata indagine che ha permesso di scoprire un giro di droga destinata al detenuto nel carcere della Spezia. L’uomo, originario del Marocco, dalla sua cella usava un telefonino per comunicare con la sua fidanzata italiana che vive a Carrara, fornendole precise istruzioni su come procurarsi la droga e su come fargliela arrivare in cella. Dopo il lavoro dei carabinieri è stato identificato e denunciata la donna e anche il pusher che forniva la droga da portare in carcere: per lui è scattato l'obbligo di firma in caserma.
L'attività investigativa, è stata avviata a gennaio di quest'anno, dopo il ritrovamento di alcune dosi di hashish e cocaina che la polizia penitenziaria ha trovato nascoste dentro un pacco spedito da Carrara, destinato al 30enne poiché indagato per omicidio. Le dosi di droga si trovavano dentro alcuni flaconi di creme per il corpo, opportunamente confezionate per fare in modo che gli addetti al "filtraggio" non le trovassero, ma evidentemente quell’ingegnoso sistema non aveva funzionato.
Sospettando che quelle consegne andassero avanti da molto tempo e che si fosse innescato un meccanismo ben oliato per far arrivare la droga in carcere, è stata avviata un'indagine affidata ai Carabinieri della Compagnia di Carrara, che hanno raccolto numerosissimi elementi attraverso attività tecniche, analisi di filmati e pedinamenti. Alla fine, i militari hanno ricostruito il metodo utilizzato dagli indagati per introdurre nell’istituto di penale le dosi di droga che venivano ordinate dal 30enne detenuto utilizzando un telefono abusivo, di cui l’uomo si è servito per mantenere frequenti contatti con la fidanzata, comprese alcune videochiamate dalla cella. Oltre alle dosi di cocaina e hashish, venivano chieste anche delle pasticche di ossicodone, un farmaco vendibile solo con ricetta medica che è presente sul mercato dello spaccio perché può trasformarsi in uno stupefacente con effetti superiori a quelli dell’eroina.
In concomitanza con l'esecuzione delle misure cautelari, i carabinieri di Carrara e i poliziotti penitenziari di La Spezia hanno effettuato delle perquisizioni che hanno portato al ritrovamento di vari telefonini ritenuti utili per l’acquisizione di ulteriori elementi d'indagine. La 32enne, dopo la notifica del provvedimento, è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Lo stesso provvedimento è stato notificato al 30enne già detenuto in carcere, mentre il suo connazionale 29enne è stato sottoposto all’obbligo di firma.