SARZANA - "Quella sera ero al bar con amici, mi ero portato pure il cane. Sono rimasto lì ben oltre la mezzanotte". Con queste parole si difende Daniele Bedini, l'uomo arrestato nella giornata di ieri con l'accusa di essere l'artefice dell'omicidio di Nevila Pjetri, la prostituta di 35 anni assassinata con due colpi di pistola la notte di sabato 5 giugno.
A questa ipotesi difensiva sta lavorando, tra l'altro, il pool messo in campo dal difensore dell'artigiano Rinaldo Reboa: Bedini infatti sostiene che la sera di sabato è andato in un bar assieme ad alcuni amici portandosi appresso pure il cane e di essersi fermato ben oltre la mezzanotte.
Intanto Bedini si trova nel carcere della Spezia in attesa che venga effettuata l'udienza di convalida del fermo. Stamattina, l'avvocato Reboa ha incontrato il magistrato che segue l'inchiesta Burani, che è in attesa della relazione degli inquirenti. L'udienza di convalida verrà fissata domani: a Bedini è stato contestato solo l'omicidio volontario di Nevila, e non quello di Carlo Bertolotti, il 43enne transessuale massacrato di botte e ucciso con altrettanti colpi di pistola. Secondo l'avvocato Reboa, "per l'omicidio della trans non c'è neppure il fumus di un eventuale coinvolgimento del mio cliente".
Sull'accaduto, molto diranno le immagini registrate dalle videocamere della zona, ma anche i risultati delle analisi sulle tracce di sangue trovate sulla Ford Fiesta di proprietà di Camilla, sui bossoli ritrovati sotto un tappetino di quell'auto, ma anche dall'esame delle auto in uso a Bedini.
Fondamentale sarà anche l'esame del cellulare di Bedini che può mostrare, grazie alla presenza delle celle, dove si trovasse il dispositivo la notte tra il 4 e il 5 giugno. Per questo sarebbe importante anche ritrovare i cellulari di Pjetri e di Camilla, che sono scomparsi: il primo risulta esser rimasto acceso fino a poco dopo l'omicidio mentre quello di Camilla è rimasto attivo fino all'alba di lunedì 6 giugno