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Cultura e spettacolo

L'opera seconda di Roberto De Paolis ha inaugurato la sezione Orizzonti alla recente Mostra di Venezia
2 minuti e 17 secondi di lettura
di Dario Vassallo

La vita è tutt'altro che una favola per la giovane Princess che dà il titolo all'opera seconda di Roberto De Paolis, selezionata come film d'apertura della sezione 'Orizzonti' all'ultima Mostra di Venezia, che racconta la storia di clandestine nigeriane che vendono i loro corpi in una pineta alla periferia di Ostia basato su esperienze reali di prostitute che hanno scritto la sceneggiatura insieme al regista e poi interpretato liberamente se stesse.

Princess, 19 anni, è una di loro e lavora generalmente con un'amica con la quale divide i clienti. Come un’amazzone a caccia, si muove in una pineta che si estende fino al mare, per lei un bosco incantato in cui rifugiarsi, nascondersi dalla vita e nello stesso tempo guadagnarsi il pane quotidiano. Per sopravvivere deve fiutare l’odore dei soldi, schivare pericoli e sentimenti, un cliente dopo l’altro, senza soluzione di continuità finché un giorno dopo aver litigato con l'amica con cui condivide la strada incontra un uomo che sembra volerla aiutare. Un uomo diverso da quelli che normalmente è costretta a frequentare, uno sconosciuto gentile in cerca funghi nei boschi con il suo cane che a differenza degli altri – come il ricco che la fa salire sulla Ferrari portandola sguaiatamente in giro o il tassista che prima la induce a posare nuda e poi se ne va con i suoi vestiti – la tratta come persona vera: la porta a casa senza cercare sesso, si diverte con lei dando da mangiare ai gabbiani in riva al mare, le compra perfino dei lecca-lecca. Ma nonostante tutto alla fine sarà soltanto da sola che Princess potrà salvarsi.

Combinando un mix di dramma e commedia con un approccio documentaristico, De Paolis trova un abile equilibrio tra la dura realtà e la malinconia di un luogo insolito, questa foresta a un passo da Roma dove le ragazze nigeriane si prostituiscono ma in qualche modo la abitano anche, costruendo casette, accendendo fuochi e consumando rapporti all’aperto, sui prati, accanto agli alberi. Un luogo primitivo lontano dalla società che rappresenta al meglio l’emarginazione delle persone immigrate, immaginario e reale allo stesso tempo, fatto di anime perse, animali, prede e cacciatori.

In questo modo il film di De Paolis finisce per percorrere strade diverse e più autentiche rispetto alla rappresentazione, spesso pietistica, cui siamo abituati quando si parla di immigrazione, clandestinità e prostituzione. Sempre in bilico tra il racconto dal vero di una realtà degradata e quello lirico di un’umanità ferita, ‘Princess’ è principalmente una storia di formazione, quella di una diciannovenne che aggrappata al proprio candore cerca di resistere alla ferocia del mondo, il ritratto di un'anima agonizzante che arriva a un punto di rottura della sua vita nella periferia sociale del mondo in cui viviamo.