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Cultura e spettacolo

Diretto da Valeria Bruni Tedeschi è stato presentato a Cannes nel maggio scorso
2 minuti e 34 secondi di lettura
di Dario Vassallo

“Entriamo da questa porticina, cerchiamo di recitare perché è quello che sappiamo fare meglio e cerchiamo di recitare il meglio che possiamo": è quanto dice all'inizio del film uno dei protagonisti di 'Forever Young', presentato in concorso al Festival di Cannes dello scorso maggio, dove Valeria Bruni-Tedeschi – qui soltanto regista e non interprete – rivisita il viaggio intrapreso insieme ad 11 compagni di classe a metà degli anni '80 presso la scuola del 'Théâtre des Amandiers' diretta da Pierre Romans sotto l'egida del leggendario Patrice Chéreau. Non a caso, il titolo originale del film è proprio 'Les amandiers'.

I protagonisti principali li conosciamo fin dall'inizio: l'emozionata Stella che proviene dall'alta borghesia; il cupo Étienne, anima tormentata con un'attitudine particolare per i monologhi suicidi; Adèle, una talentuosa tossicodipendente perseguitata da un'infanzia dolorosa; lo squattrinato Franck, romantico senza speranza già sposato a 19 anni con un figlio in arrivo e Camille, studentessa incinta determinata a non sacrificare i suoi sogni per la maternità. Sono loro al centro della storia, selezionati dopo un provino per questa scuola dove il palcoscenico prende il sopravvento sulla vita. Fanno festa, fanno sesso, piangono, ridono e si fanno prendere dal panico insieme ma non passerà molto tempo prima che si rendano conto che ciò che li aspetta è qualcosa di più di una semplice competizione per ottenere i ruoli migliori o di una prova di resistenza per gli stati d'animo del loro capriccioso regista perché sono entrati in un mondo intimo, una comunità che assomiglia a una setta.

Passando anche attraverso una visita al non meno leggendario 'Actors Studio' di New York questo microcosmo vivrà sentimenti e situazioni diverse: l'amore, la crudeltà del mestiere, le droghe pesanti, l'angoscia per l'AIDS, l'ossessione per la giovinezza che finisce e il desiderio di prendere la vita per le corna fino al punto di bruciare le proprie ali. Ma qualunque cosa accada, ognuno di loro sa che finché è vivo deve salire sul palco. E' il filo conduttore principale cui se ne aggiungono altri secondari – come una storia d'amore tra l'ingenua Stella e l'angosciato Etienne o le ambizioni della ragazza incinta – che fanno rallentare la vicenda mentre 'Forever Young' dà il massimo quando si concentra sul puro teatro e sul rapporto tra Chéreau e i suoi studenti con livelli sempre crescenti di stress e tensioni derivanti da un uomo la cui ossessione per la perfezione maschera un comportamento diabolicamente crudele.

Valeria Bruni Tedeschi si guarda alle spalle senza soccombere alle trappole della nostalgia o alla disonestà intellettuale modellando un film dolce ma stranamente circospetto che alla fine è un vero e proprio inno alla giovinezza, governato da un attrito tra richieste in conflitto: il fascino di ricordi malinconici e il rigore di valutazioni più complesse. Ed è quando va oltre il melodramma dell'amore giovanile che attinge ad un territorio davvero autentico come le esigenze di un mestiere ancora incompreso, il complicato confine tra vita e arte e soprattutto il grande mistero della recitazione: allo stesso tempo esercizio di vanità, tentativo di conservare l'esuberanza e l'irrequietezza della gioventù o forse, chissà, una ricerca sbagliata della follia.