Dieci anni fa, l'11 gennaio 2013, ci lasciava Mariangela Melato, la più grande interprete italiana di almeno quattro decenni, davvero una delle poche a suo agio sia nel drammatico che nel comico. Tanto che, se pure protagonista di alcuni dei ruoli più tragici della storia del teatro, basti pensare a Fedra o Medea, dopo l’’Orlando furioso’ itinerante di Ronconi del ’68, spettacolo che ha fatto epoca, il successo arrivò tre anni dopo con una commedia musicale, ‘Alleluja brava gente’, dove teneva testa a due mostri sacri come Renato Rascel e Gigi Proietti. Da allora non si è più fermata ed è impossibile ricordare tutti i suoi successi e le grandi prove d’attrice. Anche al cinema, con sessanta film all'attivo dove è doveroso sottolineare almeno la collaborazione con Lina Wertmuller e Giancarlo Giannini che le valse due dei cinque Nastri d’argento vinti cui vanno aggiunti altrettanti David di Donatello.
Dal carattere schivo e poco incline ai protagonismi – rarissimo vederla in un talk show, centellinate le interviste sui ‘media’, noi genovesi abbiamo avuto la fortuna di averla come primadonna dello Stabile per una decina d’anni: una grande intuizione di Ivo Chiesa confermata da Carlo Repetti. Una collaborazione che si è avvalsa anche della presenza di Luca Ronconi che ha aperto, e purtroppo anche chiuso, il suo lavoro all’ombra della lanterna, iscritto tra ‘L’affare Makropoulos’ e ‘Nora alla prova’, l'ultimo spettacolo. Ma nel mezzo ci sono stati, cito a caso, anche ‘Fedra’ di Racine’, ‘Chi ha paura di Virginia Woolf’ di Edward Albee, ‘Quel che sapeva Maisie’ di Henry James, ‘Un tram che si chiama desiderio’ di Tennesse Williams e soprattutto ‘Madre Courage’ di Brecht dove teneva testa con caparbietà e immenso talento al fantasma di Lina Volonghi lasciando sul filo dell’equilibrio un personaggio né buono né cattivo, duro e fragile, generoso e meschino, egoista e sensibile, contraddittorio come la vita stessa.
Più volte, nel corso di quei dieci anni, Mariangela mi aveva confidato il desiderio nascosto di voler comprare un appartamento a Genova, lei milanese purosangue, per mettere radici non solo teatrali nella nostra città. Un desiderio che putrtoppo non si è mai potuto realizzare.