Louis Garrel è un figlio del cinema. È cresciuto circondato dal nonno, Maurice, grande attore negli anni '60 e '70, dal padre Philippe, regista di culto in Francia, e da una madre attrice, Brigitte Sy. E’ a lei, che da bambino lo portava ad assistere ai laboratori teatrali che conduceva nelle carceri a favore dei detenuti, che in qualche modo ha voluto rendere omaggio con ‘L’innocente’ nutrendo evidentemente il film delle fantasie della sua infanzia.
Sylvie è un'anima generosa che vede solo la bellezza delle persone e delle cose. Conduce appunto laboratori teatrali in una prigione e si è innamorata di un detenuto, Michel, che sta per sposare prima del suo imminente rilascio. Il che non è proprio il massimo della vita per il figlio Abel (interpretato dallo stesso Garrel), che si comporta con lei in un modo che è più vicino a quello di un padre o di un fratello maggiore, sempre preoccupato per le sue improvvise e imprevedibili stravaganze ma soprattutto perché diffida di tutto ciò che si discosta dalla norma.
Ha appena perso la moglie in un incidente e la sua angoscia associata ad un naturale pessimismo lo porta a immaginare che questa unione mal congegnata non possa che condurre l'intera famiglia verso il disastro. Mentre la madre e il nuovo marito decidono di aprire un negozio di fiori, Abel osserva i minimi movimenti di Michel finché non scopre che per ripagare un debito è stato coinvolto in un nuovo atto criminale: dovrà rapinare un camion di caviale per ottenere i soldi di cui ha bisogno. Abel finirà, insieme alla sua migliore amica Clemence, per prendere parte alla rischiosa operazione.
Spensierato e divertente, ‘L’innocente’ giustappone vari temi, oscillando in maniera gioiosa tra commedia sentimentale e detective story, mescola generi e riferimenti cinefili a Hitchcock, Tavernier e De Palma trovando in definitiva un tono decisamente pop ed esplorando con leggerezza ma senza superficialità – attraverso un umorismo intelligente e non pretenzioso - relazioni complesse che mescolano il normale amore con quello filiale. Con questi elementi Garrel sviluppa una trama ricca di colpi di scena, inseguimenti e situazioni ingarbugliate in cui commedia e divertimento prevalgono sulla suspense o sulla sorpresa. Un film che ha nell’inventiva e nella fantasia le sue armi migliori, che dura quanto deve durare (poco più di un’ora e mezza) e che non cerca di inventare nulla di nuovo affidandosi piuttosto ad elementi che portano con sé una certa aria vintage.
Ed è difficile non provare simpatia per personaggi pieni di imperfezioni ma in fondo molto umani che sfidano il caos della vita regalando allo spettatore un omaggio al grande cinema europeo del passato e nello stesso tempo un'esperienza visiva inedita e innovativa che fa ben sperare per il suo futuro.