C'è poco da girarci intorno, comunque lo si voglia considerare – molti i suoi ammiratori ma tanti anche coloro che proprio non riuscivano a sopportarlo - Maurizio Costanzo è stato uno dei grandi protagonisti dell'Italia della seconda metà Novecento. In lui coesistevano una cultura alta e una cultura bassa in una sorta di bivalenza, un alternare impegno e disimpegno in maniera non casuale ma totalmente convinta, quasi fosse un marchio di fabbrica.
Nonostante gli inizi da giovanissimo, appena diciottenne, sulla carta stampata ('Paese Sera', 'Grazia' e anche il nostro 'Corriere Mercantile') fu ovviamente la televisione il suo grande cavallo di battaglia. C'è un'immagine che non si può dimenticare: una finestra finta che chiudeva all'inizio e riapriva alla fine di una trasmissione, come se tutto quello che si sarebbe detto in quell'ora del lunedì sera dovesse rimanere dentro le quattro mura di una stanza immaginaria.
Era il 1976 e con 'Bontà loro' la tv non sarebbe mai più stata la stessa. Nasceva quel talk show che avrebbe rivoluzionato, nel bene e nel male, nella misura e negli eccessi, la storia del piccolo schermo. Un format che sposò per tutta la vita, da 'Acquario' a 'Grand'Italia', fino alla sua creatura più riuscita, il 'Maurizio Costanzo show' dalle più di 4400 puntate, trampolino di lancio per una marea di personaggi che salirono da totali sconosciuti sul palcoscenico del teatro 'Parioli' di Roma per uscirne da protagonisti, ciascuno nel proprio campo: Iacchetti, Mastrandrea, Brignano, Sgarbi, Vergassola, Bergonzoni, Covatta, Mughini e decine di altri ancora.
Ma sarebbe oltre che ingeneroso anche limitativo rinchiudere Maurizio Costanzo all'interno del tubo catodico. Se parliamo di teatro, lui c'era. Se parliamo di musica, lui c'era. Se parliamo di cinema, lui c'era. Fu autore di opere teatrali di grande successo come 'Cielo, mio marito!' interpretata da Gino Bramieri e Ombretta Colli, di canzoni che sono rimaste nella storia ('Se telefonando' di Mina scritta insieme ad Ennio Morricone) e sceneggiatore di film immensi come 'Una giornata particolare' di Ettore Scola.
Certo, non sono mancati gli scivoloni come il coinvolgimento nella loggia massonica P2, inizialmente negata poi finalmente ammessa, ma va anche sottolineato il suo impegno contro la mafia che lo portò ad essere vittima di un attentato che fallì per un soffio. Per finire, un'altra cosa che lo lega a Genova: un personaggio goffo, impacciato e straordinariamente timido che inventò per un attore che scoprì facendolo esordire a 'Quelli della domenica' dopo averlo visto recitare in un cabaret. Anche qui, per Paolo Villaggio e Fracchia, un trampolino formidabile.