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Cultura e spettacolo

Oggi il grande artista bolognese avrebbe compiuto ottant'anni
2 minuti e 25 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Se è vero che pur all'interno di carriere ricche di canzoni prestigiose il ricordo di un artista spesso nell'immaginario del pubblico si lega a pochissimi brani, per Lucio Dalla quelli sono sicuramente 'Caruso' e '4/3/1943' che riprendeva la sua data di nascita. Incisa nel 1971 e scritta insieme a Paola Pallottino venne presentata in coppia con l'Equipe 84 al Festival di Sanremo dove fu la rivelazione di quell'anno piazzandosi a sorpresa al terzo posto e lanciando definitivamente l'artista bolognese che oggi avrebbe compiuto ottant'anni.

Una stagione, quella di Dalla, che affonda le sue origini negli anni Settanta, quando un'intera generazione, di cui insieme a pochi altri fu il cantore, sognò un possibile cambiamento andato poi deluso. Anni comunque formidabili per la musica italiana d'autore e per lui stesso che, dopo l'exploit sanremese, da 'Il giorno aveva cinque teste' e 'Anidride solforosa' ad 'Automobili' e 'Come è profondo il mare' (il primo album nel quale scrisse personalmente i testi dopo un fecondo rapporto per quelli precedenti con il poeta bolognese Roberto Roversi) trovò una propria personalissima dimensione musicando il quotidiano senza demagogia, accostando a ritmi originali parole di inconsueta suggestione per farle poi vivere sul palco con una presenza complessiva, vocale gestuale e scenica, che ne fecero uno dei migliori show-man in circolazione e che culminò, nel 1979, in una tournée insieme a Francesco De Gregori che ebbe un successo clamoroso riempiendo gli stadi di tutta l'Italia.

In realtà, '4/3/1943' non è una canzone autobiografica come spesso si è pensato. Paola Pallottino aveva inizialmente pensato ad una canzone sull’assenza del padre, dato che il cantautore lo aveva perso a soli 7 anni, ma durante la stesura si trasformò piuttosto in un brano nel nome della madre raccontando la storia di una ragazza rimasta incinta dopo un rapporto con un soldato alleato che decide comunque di tenere il bambino che aspetta. Sono rimaste storiche le polemiche legate al testo perché '4/3/1943', prima di essere ammessa a Sanremo fu in alcuni punti modificata per volere della cesura di allora.

Innanzi tutto il titolo originario era 'Gesubambino', considerato irrispettoso, sostituito appunto con la data di nascita del cantautore. Anche alcune parti del testo furono giudicate inadeguate: la frase "mi riconobbe subito proprio l'ultimo mese" diventò "mi aspettò come un dono d'amore fino dal primo mese", mentre "giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare" venne cambiata in "giocava a far la donna con il bimbo da fasciare". Infine la frase conclusiva "e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino" divenne "e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”. La rivincita Dalla se le prese cantando la canzone sui palcoscenici di tutto il mondo così come era stata pensata nella sua stesura originale, alla faccia del bigottismo e dell'ipocrisia di una parte d'Italia che ancora non aveva capito come il mondo stesse ormai cambiando vorticosamente.