E' stato uno dei grandi geni del Novecento. Pablo Ruiz y Picasso ha rappresentato uno snodo cruciale fra la tradizione ottocentesca e l'arte contemporanea lasciando alle sue spalle un'impronta indelebile. Pittore, disegnatore, scultore, incisore, litografo, autore di collage e assemblage, ceramista, grafico e tante altre cose ancora, cofondatore insieme a Braque del movimento cubista, attraverso la sua opera ha denunciato gli orrori delle guerre, della violenza e delle dittature cercando al contempo di capire se stesso, l’uomo e il mondo intorno a sé. E' facendo leva sulle sue origini (il bisnonno che poi si trasferì in Andalusia era originario di Sori e da lì deriva il suo nome d'arte, appunto Picasso, perché riteneva che quello paterno, Blasco, fosse troppo 'duro'), che la mostra sul grande artista ospitata presso la Fortezza Firmafede di Sarzana nel cinquantesimo anniversario della morte si intitola 'Pablo Picasso – Le origini del mito'.
L'esposizione è un racconto del suo percorso artistico attraverso oltre 100 opere tra fotografie, litografie, acquetinte, acqueforti e ceramiche con il fiore all'occhiello rappresentato dal famoso dipinto 'Tête de femme'. Si parte dai primi lavori realizzati a Parigi all'inizio del Novecento mentre cercava di farsi strada come artista fino a quelle realizzate al termine della sua vita quando si ritirò nella villa 'La Californie' in Costa Azzurra e ritrasse la giovane moglie Jacqueline Roque indagando nello stesso tempo il tema della terra e del fuoco e creando alcuni bellissimi pezzi di ceramica, molti dei quali qui esposti.
Il lavoro grafico, una delle sezioni più interessanti della mostra, rispecchia tutte le fasi creative dell’artista. Con le serie della 'Barcelona Suite' e la 'Suite des Saltimbanques' ci si può avvicinare alla Parigi bohémien di Montmartre camminando tra ritratti di giovani donne e scene di circo. La 'Tauromaquia o arte de torear' rappresenta invece il tema della corrida, una delle grandi passioni di Picasso, luogo legato all’infanzia quando si recava all’arena con il padre a Malaga. Un'altra serie presente è 'Dans l'Atelier', litografie e riproduzioni litografiche quando era in Costa azzurra insieme a Jacqueline Roque. Qui arte e vita si incrociano: Picasso studia, lavora e incontra amici tanto che vari temi dialogano tra loro, primo fra tutti quello delle nature morte, il genere più importante nella sua pittura dopo la rappresentazione della figura.
C'è poi la 'Tete de femme', ritratto che raffigura Dora Maar, pittrice e fotografa che fu sua compagna tra il 1936 e il 1943. Una donna indipendente e politicamente impegnata. I due condivisero un periodo di grande passione e intesa intellettuale non privo di forti turbolenze. Il periodo di convivenza coincide infatti con la guerra civile spagnola e la seconda guerra mondiale, momenti di paura che si riflettono nella pittura di Picasso. Così a volte la ritrae serenamente, altre ne distorce il volto, come in questo ritratto che è l'ultimo di una serie di quattro realizzati il 3 giugno 1943 esposti in mostra.
C'è infine da segnalare una sezione dedicata a nove fotografie scattate dal grande Robert Capa alla famiglia Picasso in vacanza a Golfe Juan nell’agosto del 1948. Capa cattura il lato più intimo dell'artista con l'amata Francoise Gilot e il figlio Claude, il primo della coppia. Giocano sulla spiaggia, passeggiano e si divertono in istantanee che ci trasportano in momenti del tutto personali, fuori dal suo studio e dal suo universo creativo.