E' una delle più importanti attrici del cinema contemporaneo. Emily Mortimer ha già alle spalle una lunghissima carriera dove ha lavorato - tra gli altri - con Woody Allen (Match point), Martin Scorsese (Shutter island e Hugo Cabret) e Rob Marshall (Il ritorno di Mary Poppins). Poi film come Notting hill, La pantera rosa, Cars 2 e The party. Presidentessa della giuria dei lungometraggi al Riviera Film Festival, si è concessa con grande disponibilità ai microfoni di Primocanale.
Ci racconta come ha iniziato la carriera?
"Fin da piccolissima ho sempre avuto l'amore per il cinema e all'inizio recitavo per i miei genitori gli spot che vedevo in televisione sulle scale di casa nostra. Ero una bambina molto timida e recitare mi aiutava, era l'unico modo per potermi esprimere liberamente".
Poi come come si incanalata questa passione? Quando è diventato un vero e proprio lavoro?
"È stato un percorso molto spontaneo, molto naturale. Ho continuato a recitare alle superiori e poi all'università, ad Oxford. Mentre ero lì, ancora prima di completare gli studi ho ricevuto una lettera in cui mi chiamavano a partecipare a uno show e questo mi ha aperto la strada che poi ho intrapreso. La mia sensazione è che la vita mi sia stata più difficile quando non recitavo e più facile, quasi spontanea, dopo".
Qual è stato il momento in cui lei ha detto: ce l'ho fatta?
Qui sorride e risponde "In questo momento, con voi".
Tra l'altro, il cinema le ha fatto incontrare l'amore...
"E' vero, Alessandro Nivola che è diventato mio marito. Lui ha origini italiane, i suoi genitori vengono da un piccolo villaggio della Sardegna. Ci siamo incontrati sul seti di Pene d'amor perdute di Kenneth Branagh e lì è iniziata la nostra storia d'amore".
Questo ha creato anche un rapporto più stretto con l'Italia perché già da piccola frequentava il nostro paese
"È proprio così, con papà venivamo ogni anno in Toscana, nella zona del Chianti. C'è una grande tradizione di inglesi che si innamorano dell'Italia, basti pensare al rapporto che avevano Byron e Shelley soprattutto con la Liguria e il Golfo dei Poeti. La nostra famiglia non era da meno".
Come sceglie i ruoli che interpreta?
"È difficile trovare un criterio comune o spiegare quali sono i motivi che spingono a scegliere qualcosa piuttosto che un'altra prima di vedere quello che ho a disposizione. È un pò come essere adesso nella giuria del Festival: ci sono tanti film e solo nel momento in cui li vedo riesco a capirli e a coinvolgermi emotivamente. Con i ruoli succede la stessa cosa: finché non leggo la sceneggiatura e non vedo l'idea non riesco a scegliere, a capire se è il ruolo che fa per me".
C'è un film tra quelli che ha girato cui si sente particolarmente legata?
"Difficilissimo sceglierne uno, ho lavorato in moltissimi film. Però due sono particolari: uno si intitola Lovely and amazing e l'altro Transsiberian che ho girato con Woody Harrelson in Lituania. In entrambi i casi avevo intorno persone fantastiche che mi hanno fatta sentire straordinariamente a mio agio. Poi ovviamente Martin Scorsese con cui ho fatto due film, è stata un'esperienza unica che ricorderò sempre".
Nel 2021 lei ha girato anche un film da regista, 'The pursuit of love'. Che esperienza è stata?
"Mi è piaciuto tantissimo, qualcosa di completamente nuovo perché come ho detto prima ero una ragazza molto timida ed essere davanti alla macchina da presa significa preoccuparsi continuamente, anche di come si appare. Mi chiedo sempre: sono abbastanza divertente? abbastanza carina? sono a posto? va tutto bene? Invece da regista mi sono concentrata esclusivamente sulla storia, sono diventata l'occhio che guarda ciò che deve essere raccontato. Un'esperienza che ho amato tantissimo".
Ce ne saranno altre?
"Speriamo. In realtà ci sono buone possibilità perché proprio adesso sto scrivendo un film, spero di poterlo dirigere presto e magari portarlo qui a Sestri Levante, perché no?"
A proposito di Sestri Levante, che idea si è fatta dei film in concorso?
"Molto interessanti. Ho adorato la selezione, soprattutto perché si tratta di registi giovani ed è importante capire cosa vogliono comunicare. Poi affrontano temi cui mi sento legata, uno in particolare che sembra essere il filo conduttore di molte pellicole: il ritorno a casa, alle origini, nei piccoli villaggi e quindi di conseguenza all'interno delle famiglie. Chissà, potrebbe in qualche modo essere collegato all'esperienza alla quale ci ha costretto il Covid che ha portato alcune persone a scegliere di ritornare a casa per non stare completamente soli e riscoprire una parte di se stessi, il che può essere bello e affascinante ma può anche far paura".