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Cultura e spettacolo

Il regista finlandese in concorso con un film di grande umanità, romantico e dolce
3 minuti e 0 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Il cinema del finlandese Aki Kaurismaki, regista profondamente amato dai cinefili, abita una realtà definita da durezza e malinconia ma sempre alla ricerca di percorsi di conforto, speranza e luce. Il suo mondo immaginario e sigillato su se stesso torna anche in ‘Fallen leaves’, Foglie morte, espansione di una trilogia sul proletariato che girò tra il 1986 e il 1990 attraverso toccanti storie di emarginati della classe operaia. Racconta di due persone sole a Helsinki che si notano una notte, poi si incontrano per caso e si avvicinano cautamente per superare insieme le tempeste del destino.

Ansa è una donna di mezza età che lavora in un supermercato e viene licenziata dopo essere stata sorpresa a portare a casa del cibo scaduto che sarebbe stato altrimenti distrutto. Anche il metalmeccanico Holappa perde il lavoro e si rifugia nell’alcol. “Sono depresso perché bevo e bevo perché sono depresso’, dice ad un amico. I due si conoscono in un fatiscente bar karaoke e decidono di andare insieme al cinema: l’inizio di un conoscersi che dovrà fare i conti con una successiva serie di disavventure. Lo stesso modo in cui la coppia è inquadrata all'uscita della sala, contro un manifesto del film di David LeanBreve incontro’, ci avverte che il corso del loro amore sarà una strada lunga, tortuosa e con molti ostacoli: da un numero di telefono smarrito a un tragico incidente, eventi grandi e piccoli proveranno a dissuadere i due dal frequentarsi ma dal momento che Kaurismaki, nonostante la caratteristica cupezza sua e dei suoi personaggi, è sempre stato a proprio modo un ottimista, specialmente per quanto riguarda l'amore, Ansa e Holappa potranno avere un futuro insieme. Forse.

‘Fallen leaves’ è la storia di un amore con la ‘a’ minuscola che il mondo non noterebbe, lontano dalla nobiltà dalle grandi passioni ma di quelli che cambiano comunque la vita in una realtà fatta di lavori senza sbocco e alcolismo, di notti fredde, tristi bar di periferia circondati da cantieri e di una solitudine talmente grande che ti costringe a comprare un piatto quando inviti una persona a cena perché a casa ne hai soltanto uno, quello che serve a te. E tuttavia in una Finlandia che potrebbe essere tranquillamente quella degli anni ’60 non fosse per le radio che continuamente aggiornano sulla guerra in Ucraina, Kaurismaki costringe i suoi personaggi ad affrontare ciò che li circonda, a smettere di girare a vuoto perché forse la felicità si può trovare, magari semplicemente adottando un cane randagio, chissà. Ansa e Holappa sono una coppia improbabile, certo, ma dalla prima volta che si guardano negli occhi tutto è già destino: un silenzio condiviso, uno sguardo rubato, una battuta che magari non fa ridere, un bacio sulla fronte che nasce dal nulla.

E’ un film con una grande umanità e la primavera nel cuore, romantico e dolce, girato con uno stile impassibile che non ironizza in alcun modo sulle emozioni coinvolte, ricco di richiami a Chaplin, Bresson, Godard e perfino Visconti. D’altronde le sue tragicommedie sono sempre tenere e sobrie, permettono ai personaggi di esplorare la reciproca devozione pur mantenendo la propria integrità. Tutti nei suoi film desiderano l'amore o un rapporto umano e il suo atteggiamento di regista nei confronti di questi temi universali non li delude mai. Con un romanticismo assurdo, Kaurismaki si conferma il re della malinconia impassibile, regalando un sospiro profondo e divertito per i limiti degli uomini ma senza mai giudicare perché trova spesso un barlume di futuro nel destino squallido dei suoi personaggi, sempre radicato dalla parte di coloro che vengono quotidianamente calpestati dai tempi moderni.