E' una mostra che assume una doppia valenza perché al di là del lato puramente artistico racconta come una vita possa improvvisamente cambiare anche in un momento in cui una metamorfosi sembra impensabile. Con la doverosa premessa che i cambiamenti vanno anche voluti e cercati. Tutto questo è racchiuso all'interno di 'In principio era il mare', al Museo Galata, che racconta la curiosa vicenda personale di Andrea Manzitti, genovese da decenni trapiantato a Milano, che dopo più di 50 anni di un'attività da broker basata fondamentalmente sulla gestione dei numeri e dei rischi per le compagnie di assicurazione si è lasciato tutto alle spalle, complice il casuale ritrovamento di una vecchia cassetta di colori regalatagli addirittura per la prima comunione.
“Devo dire che avevo sempre coltivato l'amore per il colore – confessa Manzitti a Primocanale- ma era una passione molto irregolare, fatta di alti e bassi. Quando ho smesso di lavorare mi sono reso conto che per arrivare da qualche parte e dare un senso a questa passione avevo bisogno di una guida".
"Così a Milano mi sono iscritto all'Accademia di Brera dove sto finendo il biennio del Master. Lì ho trovato indicazioni ben precise su come incanalare questo desiderio che inizialmente veniva fuori come un rigurgito sconclusionato, senza capo né coda. Ciò che presento al Galata è il frutto di un percorso iniziato cinque anni fa che mi riempie di soddisfazione”.
La mostra, curata da Elisabetta Longari e dedicata alla memoria di Giuseppe Pericu con cui Manzitti diede uno dei suoi primi esami a Giurisprudenza, comprende una cinquantina di opere tra planisferi, portolani e tele, più tre libri d’artista e due nuovi leporelli, opuscoli che si aprono a fisarmonica: “Eolie” ed “Egadi”. Opere realizzate con tecnica mista su carte preziose come fogli di cotone prodotti a mano da un’antica cartiera di Amalfi o carta-stracci indiana. Sopra queste superfici Manzitti prepara uno sfondo su cui stende polvere di pietra pomice grezza che tratta con la spatola e colora con i pastelli a olio, distribuiti anche con i polpastrelli. Una gestualità che definisce un’esperienza sensoriale tattile di immediata comprensione per chi si trova di fronte ai fogli di carta sfrangiata che riportano le tracce di un viaggio alla scoperta di un mondo nuovo.
“E' una mostra che nelle mie intenzioni – afferma Manzitti - dovrebbe permettere al visitatore di viaggiare con la sua mente dentro queste mappe geografiche che hanno attinenza con il mare ma che in realtà vanno anche oltre. L'obiettivo è spingere l'interlocutore ad entrare all'interno dell'immagine che rappresento in modo astratto affinché possa uscire fuori dalla realtà”.